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GRIFONERIE Alvini, il trasformista senza bomber scambiato per integralista

Vi raccontiamo una strana statistica sull'allenatore del Perugia: nelle sue squadre mai nessuno in doppia cifra, ma sempre vere cooperative del gol

Il calcio è veramente un mistero buffo (cfr. Gianni Brera): è bastato un rovescio di quelli che capitano ogni due-tre lustri, con 4 rei subite in 28’, per scatenare, da copione, una guerriglia di parole e tesi quantomeno azzardate sull’integralismo di Alvini “che non cambia mai modulo, nemmeno quando è sotto 4-0”. Ribadito che la sconfitta di Como non fa testo, è da n.g. (non giudicabile) per l’allenatore e mediamente da 4,5/5 per i giocatori, proviamo a ragionare un attimo sui fatti concreti.

Pensare di poter cambiare qualcosa durante la tramontana che ha travolto il Perugia è al limite della fantascienza. Basta considerare cinque numeri: 7’, 11’, 15’, 18’, 28’. Sono i minuti  dei gol e del palo di Parigini. Non c’è e non c’è stato materialmente tempo per fare nulla. Magari un allenatore può modificare qualche posizione in campo, farsi sentire richiamando i più esperti. Oppure, secondo una tecnica collaudata tanti anni fa da Ulivieri e recentemente pure dal Sarri napoletano, litigare con l’arbitro, farsi espellere, provocare una scossa. Ma siamo veramente all’illusionismo psicologico.

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Alvini ne avrebbe potuti cambiare 5 tutti insieme, magari provando uno schema ultraoffensivo per recuperare? A parte che sarebbe stato difficile scegliere i cinque da togliere, ma imbastire un ragionamento del genere significa non conoscere le dinamiche di uno spogliatoio. Chi è “costretto” ad entrare sullo 0-4 si sente profondamente inutile alla causa, demotivato, quasi chiamato a togliere le castagne dal fuoco a compagni distratti, ben sapendo che nessuno di loro può ribaltare il risultato. Per capirci: se esce Osimhen ed entra Mertens, o se Rebic va al posto di Leao, si può ipotizzare che accada qualcosa. Ma qui siamo in B ed i valori in campo sono quelli che sono. Forse per questo Alvini ha lasciato dentro il più possibile gli autori del “misfatto”. Che si prendessero le loro responsabilità. Punto.

Quanto all’integralismo del tecnico, al fatto di schierare una squadra sbilanciata, sarà bene ricordare che tutti i gol sono arrivati con la difesa schierata, ma causati da distrazioni ed errori di  posizionamento dei singoli.

Da Allegri a Galeone

Purtroppo in questo nostro calcio moderno tutti si aggrappano ai numerini e vedendo sempre in campo  il 3-4-1-2 o il 3-5-2 di Ferrara (ed Empoli), si è portati a definire Alvini come un allenatore tenacemente immobile accanto alle sue idee. Noi pensiamo che non sia così: quelle sono le posizioni di partenza, ma già vedere due difensori (i cosiddetti “braccetti”) sovrapporsi sulle fasce come a Genova o restare bloccati come col Brescia cambia le carte in tavola. Così come mettere Matos largo ad aprire o “sottopunta”, dietro a De Luca come a Empoli.

Facciamo un gioco, allora: potremmo dire che partendo dallo stesso schema, Alvini ha fatto giocare il Perugia come l’Atalanta di Gasperini a Genova, Frosinone, Benevento (e mettiamoci pure l’amichevole con l’Empoli), come la Juventus di Allegri a Pordenone e col Brescia, come Galeone (qualunque sua squadra va bene) a Cremona, dove ha vinto 3-0 lasciando però 5 palle-gol agli avversari. E Como? Come Zeman, ma senza nemmeno puntare su una forza d’urto importante in attacco.

Forse si può concludere, onestamente, che questo movimento di pedine sullo scacchiere, questo “trasformismo” è servito ad incamerare un buon numero di punti che, magari, giocando sempre allineati e coperti non sarebbero arrivati.

Zero bomber

A proposito di gioco d’attacco, dal curriculum di Alvini tra i professionisti salta fuori un dato sorprendente: non ha mai avuto un giocatore in cifra doppia, le sue squadre hanno segnato sempre molto poco (tranne nel campionato vinto a Reggio), diciamo 1 gol a partita. In compenso sono andati a segno sempre in tanti, cosa che si sta ripetendo a Perugia: le 12 reti realizzate fin qui (una a partita, secondo consuetudine) portano la firma di 8 giocatori diversi. Se questa media così bassa che più bassa non si può dipenda dal primo fattore (zero bomber) o per scelta tecnica (la storia della coperta troppo corta, diciamo), bisognerebbe chiederlo al diretto interessato. Le spiegazioni potrebbero essere tante e una opposta all’altra, per cui, in questa sede, preferiamo elencare solo i numeri e lasciare commenti e riflessioni al tecnico, appena ce ne sarà l’occasione.

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PISTOIESE (Lega Pro, 2015-2016) - Esonerato dopo 30 partite, con la squadra largamente in salvo. Nella sua gestione 23 reti, con Mungo (centrocampista) miglior marcatore a quota 7 e 11 diversi giocatori a segno.

ALBINOLEFFE (Lega Pro, 2016-2017 ) - Campionato terminato al nono posto, con 38 gol in 38 giornate. Capocannoniere Juri Gonzi, centrocampista con appena 5 reti, ma con ben 14 marcatori.

ALBINOLEFFE (Lega Pro, 2017-2018) - Quinto posto per i bergamaschi, con 36 reti su 34 partite. Miglior marcatore con 6 reti il centravanti Daniel Kouko, 13 i giocatori in rete. 

ALBINOLEFFE (Lega Pro, 2018-2019) - Esonerato dopo 13 partite con 6 reti realizzate.

REGGIANA (Lega Pro, 2019-2020) - Promozione in serie B dopo playoff vinto col Bari.
Il campionato è stato ritenuto chiuso dopo 27 partite, causa Covid, nelle quali gli emiliani hanno segnato 45 reti, in controtendenza con gli altri club guidati da Alvini. Bomber ancora sotto quota dieci, per, con Scappini a 9, Marchi e Kargbo a 8 più altri 8 marcatori.

REGGIANA (serie B, 2020-2021) - Retrocessione con 31 gol in 34 giornate, e Mazzocchi leader dei gol segnati a quota 7. In gol altri 12 giocatori.

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