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Coronavirus, Squarta contro il Governo: "L’Umbria è la regione più penalizzata d’Italia"

Il presidente del consiglio regionale dell'Umbria: "Per centinaia di piccole imprese stremate dal lockdown ogni giorno di ulteriore attesa rischia di avvicinarle al definitivo collasso"

Niente aperture anticipate in Umbria, almeno per il momento, anche se la conferenza delle Regioni all'unanimità ha approvato un documento che chiede che fin da lunedì 11 maggio si possa riaprire il commercio al dettaglio e che dal 17  - quando scadrà il dpcm firmato il 26 aprile scorso - venga totalmente attribuito alle Regioni la responsabilità di elaborare un calendario completo di riaperture sin dal 18 maggio. Il Ministro Boccia ha detto no, scatenando le ire della Regioni e della presidente Tesei.

Così, il giorno dopo, il presidente del consiglio regionale Marco Squarta punta dritto contro il Governo Conte: "Per centinaia di piccole imprese stremate dal lockdown ogni giorno di ulteriore attesa rischia di avvicinarle al definitivo collasso. L’impatto del Covid-19 sulla nostra economia è profondo perciò serve coraggio e buon senso".

E ancora: "Non raccogliere la proposta formulata dalla Conferenza delle Regioni a proposito della riapertura degli esercizi commerciali significherebbe per il governo assumersi la responsabilità di tenere ancora centinaia di migliaia di lavoratori a casa. Se le cose dovessero rimanere in questo modo - spiega l’esponente di Fratelli d’Italia - l’Umbria risulterebbe senza dubbio la regione più penalizzata in quanto, secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità, è l’unica sotto la soglia di 0,2 riguardante l’indice di contagio R0". 

Prosegue Squarta: "Nel rispetto delle norme di sicurezza sanitaria l’attuale valore umbro può autorizzare i trasferimenti tra territori, concedendo un po’ di sollievo a quasi un milione di persone che in questo periodo di lockdown hanno dimostrato straordinario rispetto delle regole e senso civico, oltre che una doverosa opportunità ai titolari di esercizi commerciali costretti ancora a rimanere alla finestra in attesa delle decisioni dell’esecutivo nazionale".

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