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L'INDISCRETO di Maurizio Ronconi | Il contropiede di Giorgia (Meloni) pro-occidente alimenta la destra di governo (e mette all'angolo Salvini)

Quando nel 2006, appena eletta in Parlamento, giovanissima, Gianfranco Fini, dominus incontrastato di Alleanza Nazionale, la impose alla vice presidenza della Camera dei Deputai, molti colonnelli del suo partito, per dirla in modo eufemistico, storsero la bocca. Senza clamore, con diligenza, svolse il suo ruolo pure assai complicato per una neo eletta. Poi fu ministra e anche lì evidentemente ricorse alla collaudata esperienza maturata nei gruppi giovanili del suo partito. Quando nacque Fratelli d’Italia, bisogna dare atto ad alcuni “vecchi” che scommisero sulla giovane Giorgia pure chiamata ad un compito assai complicato: la ricostruzione della destra dopo lo tsunami elettorale e anche giudiziario che travolse Alleanza Nazionale e Gianfranco Fini.

All’inizio di questa legislatura con un Salvini con il vento in poppa che scelse l’alleanza con i 5 Stelle abbandonando la solidarietà e l’alleanza di centro destra, in molti scommisero sulla fine di Fratelli d’Italia, confinata non si sa per quanto all’opposizione e pure con un progetto programmatico quasi sovrapponibile
a quello della Lega di governo. E’ avvenuto, sta avvenendo, il contrario. Certo molto per demeriti di Salvini, ma la Meloni ha saputo mantenere la barra dritta magari svolgendo il proprio compito, il proprio ruolo anche se con poca fantasia con costante diligenza. E questo è stato apprezzato da molti. Ora però inizia una nuova storia. La guerra in Ucraina, l’invasione russa chiede a tutti, anche all’Italia, nuovi protagonismi, disponibilità, scelte, perfino coraggio.

Con la nuova cortina tra Occidente e Russia, magari anche con la Cina, non solo va a farsi benedire la tanto declamata globalizzazione, ma il confronto sarà duro, senza sconti anche con guerre e resistenze commerciali, come mai abbiamo visto in questi ultimi 40 anni. L’Europa, anche per necessità, supererà divisioni e contrasti e chiederà a tutti i Paesi Occidentali lealtà, atlantismo, europeismo, filo americanismo e governi coerenti alla nuova politica imposta dal neo espansionismo russo. I vari Orban, Le Pen, Farage, conteranno più poco nei consessi europei che invece esalteranno i Macron, Draghi, Scholz. A questo dovranno acconciarsi i sovranisti nostrani, Salvini ed anche Meloni. Eppure Giorgia sembra aver intuito con prontezza il nuovo vento che soffia da Occidente e ha subito partita con un contropiede.

Nessun indugio, grande tempismo come anche si addice ai partiti con a capo leader indiscussi che prima decidono e poi dibattono, nell’affiancare Draghi nel chiedere l’aumento delle spese militari, di offrire agli alleati europei l’immagine di un’Italia non più tremebonda particolarmente quando si tratta del mantra delle spese militari, dell’esercito, dei carri armati e dei moschetti. Finalmente un Paese che sa uscire dal limbo di un pacifismo declamato, sterile e spesso anche furbo e affiancare con decisione la Nato e i Paesi alleati.

Un bel contropiede quello di Giorgia che mette all’angolo Salvini con le sue giravolte, le sue indecisioni di marca sovranpopulista, ridicolizza il pacifismo d’antan della sinistra e di tanti pseudo intellettuali da salotto e la pone come interlocutrice seria anche sul tavolo europeo. E tutto questo non è poco per un partito considerato da molti post fascista, con tentazioni anti europeiste. Bene, ora oltre a Draghi, ai partiti tradizionalmente europeisti, centristi, Pd, Renzi, Calenda, forse si potrà contare anche sul partito di Giorgia.

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