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Imprese sociali motori di sviluppo per uscire dalla crisi

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PerugiaToday

A Riva del Garda le cooperative sociali di Legacoop hanno mostrato che una nuova idea di welfare e di sviluppo locale è possibile.

Si è conclusa l'undicesima edizione del workshop annuale sull'Impresa Sociale a Riva del Garda,

dove la discussione di fondo del workshop era focalizzata sul ruolo delle imprese sociali nella produzione di beni comuni,

ed erano presenti piu' di 500 tra esperti, ricercatori ed imprenditori, dando vita ad un bel confronto sul ruolo e sulle prospettive delle imprese sociali negli anni della crisi.

Anche molte realtà umbre hanno portato il loro contributo, presentandosi nella sessione "buone prassi":

la cooperativa sociale ASAD ha esposto le esperienze positive di alcuni servizi sociali di comunità, aperti al contributo dei cittadini dove i beneficiari dei servizi ed i loro familiari partecipano attivamente alla progettazione e gestione degli stessi,

il Consorzio ABN ha raccontato le proprie esperienze in materia di autocostruzione, un processo edilizio in cui un cittadino, anche inesperto, può costruirsi la propria casa collaborando con altri uomini e donne e con cui condivide la ricerca di una migliore condizione abitativa,

ed il Consorzio COESO che ha mostrato la propria esperienza in materia di turismo e di sviluppo locale fondata sulla valorizzazione delle risorse ambientali e sulla creazione di filiere in cui le attività agricole di qualità si integrano con le strutture ristorative e ricettive.

"A Riva del Garda - dice Andrea Bernardoni di Arcs Legacoop Umbria - le cooperative sociali di Legacoop hanno mostrato che una nuova idea di welfare e di sviluppo locale è possibile. Si può fare, anzi si deve fare! Per uscire dalla crisi dobbiamo fare un vero e proprio salto di paradigma. Promuoverlo è l'impegno di Arcs Legacoop Umbria."

Di commons si parla moltissimo in questa fase e forse non sempre a ragion veduta. La disponibilità di questi beni è scarsa e rischiano di essere consumati nella crisi. Oggi è necessario superare questa scarsità, producendo beni comuni ad ampio raggio per far fronte alle più svariate necessità: una fruizione culturale non massificata; una mobilità sostenibile e insieme non vincolata dalle rigidità dei vettori; un'offerta turistica che restituisca e non depredi i territori; un'abitabilità non misurabile solo in metri quadri; un welfare che sia davvero a misura di persone e non di "utenti dei servizi".

In queste aree si possono sviluppare nuove attività lavorative per i giovani, si possono sperimentare nuove collaborazioni tra pubblico e privato, fare nuove imprese.

Per queste ragioni le nuove politiche di sviluppo, anche regionali, dovranno promuovere lo sviluppo delle imprese sociali e sostenere la produzione di beni comuni. Servono nuove politiche di sviluppo capaci di valorizzare il potenziale di crescita del settore non profit.

A prova di ciò i dati del Censimento Istat 2011 mostrano come il non profit è il settore più dinamico dell'intero Sistema Italia che ha fatto registrare un incremento del 39% degli addetti, superando il numero di addetti del settore agricolo.

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