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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Case, terreni e ruderi acquistati con i soldi della 'ndrangheta: maxi confisca nel Perugino

La misura di prevenzione patrimoniale è la conseguenza dei sequestri effettuati nel 2019 nel corso dell'operazione Infectio sulla presunta infiltrazione mafiosa in Umbria

Terreni a Norcia (3 ettari di estensione), un rudere a Marsciano e 12 villette a Olmeto (più due uffici), quote societarie, immobili nei dintorni di Perugia (1 appartamento e 3 uffici), 2 ville a Olmo, un ufficio a Deruta automezzi e conti correnti. Sono i beni sotto posti a confisca, nell’ambito della misura di prevenzione patrimoniale, a due soggetti (uno dei quali deceduti, quindi con rivalsa sull’asse ereditario) che si ritiene collusi con la ndrangheta.

I provvedimenti sono la diretta conseguenza degli arresti e delle attività di indagine dell’operazione Infectio, nei confronti degli eredi di un esponente di vertice della cosca “Trapasso” di San Leonardo di Cutro (in provincia di Crotone), deceduto nel 2020, nonché uomo di fiducia di Cosimo Commisso, capo dell’omonoma cosca di Siderno (in provincia di Reggio Calabria) e ad un imprenditore calabrese, entrambi elementi di riferimento in territorio umbro per gli affiliati alla citata consorteria mafiosa e a diverse altre famiglie di ‘ndrangheta dell’area ionico – catanzarese.

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Tra Umbria e Calabria sono stati sequestrati beni mobili e immobili, conti correnti, investimenti, società e imprese per un valore di oltre 8 milioni di euro. Secondo gli investigatori si tratterebbe di beni acquistati in maniera non giustificabile dai redditi delle persone interessate o con fondi di dubbia provenienza. Una capacità di intervenire nel tessuto economico locale che è stato ritenuto altamente pericoloso.

Per gli investigatori si tratterebbe di intestazione fittizia di beni, acquistati grazie alla enorme disponibilità di denaro, in grado di superare qualsiasi resistenza tra proprietari di immobili e terreni, commercianti e imprenditori, magari in difficoltà, che hanno ritenuto non rifiutabile l’offerta.

Nell’ambito dell’indagine sarebbe emersa la capacità di impiantare un lucroso traffico di stupefacenti, anche con la complicità di trafficanti albanesi, minato, attraverso attività estorsive, la libera concorrenza nella esecuzione di lavori edili, nonché attivandosi a favore di soggetti candidati alle elezioni amministrative locali. Inoltre, il sodalizio criminale, al quale viene contestato anche la detenzione di armi, aveva inquinato il tessuto economico attraverso la predisposizione di società, spesso intestate a prestanome o soggetti inesistenti, in grado di offrire prodotti illeciti (in primis fatture per operazione inesistenti) a favore di compiacenti imprenditori.

La ‘ndrangheta in Umbria avrebbe acquistato terreni da destinare a vigneti per la produzione di vino da commercializzare in Canada e, nel frattempo, si impegnava per trovare escamotage che potessero evitare il sequestro di beni.

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I perni del sistema criminale sono rappresentanti proprio dagli odierni destinatari dei provvedimenti di sequestro. In particolare, il primo, collocato al vertice della propaggine mafiosa calabrese in Umbria, rappresentava il principale promotore e organizzatore, unitamente al figlio e al cognato, del traffico di stupefacenti introdotti in quella regione dalla Calabria, intrattenendo strutturati rapporti anche con organizzazioni criminali albanesi. Il secondo, invece, aveva assunto la gestione di un articolato sistema dedicato alla realizzazione di reati di natura finanziaria e tributaria, propedeutici alla consumazione di truffe in danno degli istituti di credito. Tale attività criminosa, che nel solo lasso temporale interessato dalle indagini ha fruttato introiti al sodalizio per circa 700 mila euro, faceva leva sulla costituzione o acquisizione, attraverso prestanome nullatenenti, di società cartiere, alle quali, attraverso la consumazione di condotte illecite di natura tributaria e finanziaria (redazione di falsi bilanci societari, false fatturazioni, aumento fittizio di capitali sociali, evasione fiscale), veniva conferita un’ingannevole parvenza di vitalità e dinamicità, al fine di consentirne, pur in assenza dei requisiti, l’accesso al credito bancario e, successivamente, pervenire ad una dichiarazione di fallimento ovvero realizzare un giro vorticoso di trasferimenti d’azienda in favore di altri soggetti non rintracciabili o comunque non aggredibili dal punto di vista imprenditoriale, con l’obiettivo di impedire all’istituto bancario erogante il recupero del finanziamento accordato.

Le investigazioni, oltre a documentare la pericolosità sociale dei predetti soggetti, i cui trascorsi criminali abbracciano oltre un trentennio, hanno consentito di accertare come essi, nel corso della loro esistenza, nel tentativo di sfuggire all’azione ablatoria dello Stato, abbiano reinvestito, attraverso l’interposizione fittizia di stretti congiunti o di terze persone, i proventi delle menzionate attività delittuose non solo nell’acquisto di beni mobili e immobili di ingente valore ma anche in compagini societarie, operanti prevalentemente nel campo dell’edilizia, degli autotrasporti e della ristorazione.

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Le società in questione, dietro lo schermo dei “prestanome”, erano oggetto di una gestione criminosa sia sotto il profilo contabile che fiscale, nonché funzionali ad assicurare alla cosca di riferimento il controllo economico – imprenditoriale dei relativi settori di interesse nella provincia di Perugia e Crotone, anche attraverso il compimento di atti estorsivi e di illecita concorrenza.

Dagli approfondimenti patrimoniali effettuati è emerso che, a fronte di una complessiva situazione reddituale dei nuclei familiari dei soggetti menzionati di natura modesta o addirittura inadeguata anche al semplice soddisfacimento delle primarie esigenze quotidiane delle persone, i predetti, avevano acquisito la disponibilità e il dominio di fatto di:

- 9 compagini societarie;

- 1 impresa individuale;

- 42 immobili, tra terreni e fabbricati;

- 41 automezzi;

- 5 veicoli;

- 3 posizioni nell’ambito di altrettanti contratti di leasing per l’acquisto di veicoli;

- circa 50 rapporti finanziari, titoli e depositi,

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