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Morti sul lavoro: l’Umbria è fra le regioni ad alto rischio del Bel Paese

I dati dell'Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente di Vega Engineering: sono 4.622 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 3.618 in occasione di lavoro e 1.004 in itinere

Nel luglio del 2008 l’artista Caparezza con la sua canzone “Vieni a ballare in Puglia” lanciava all’Italia intera una grande provocazione. Quel verbo all’infinito, ballare, nella realtà rappresentava una diversa forma verbale, morire. Verbi all’infinito proprio come infinite sono le morti sul lavoro del Bel Paese.

Morire nelle acciaierie e morire nei campi di pomodori, il cantante con il suo singolo denunciava le morti bianche della Puglia, quegli stessi decessi che continuano a ripetersi, con le rispettive differenze, in ogni regione italiana, Umbria inclusa.

Il cuore verde d’Italia è una delle regioni più pericolose del paese in cui lavorare, insieme alla Basilicata e alla Campania. Questo triste dato è emerso dal lavoro fatto dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega di Mestre, che ha analizzato nel dettaglio i dati Istat e Inail degli infortuni mortali e non mortali avvenuti negli ultimi quattro anni in Italia. Sono 4.622 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 3.618 in occasione di lavoro e 1.004 in itinere.

Come riportato nel report di Vega “alla fine del 2023 le regioni in zona rossa, ovvero con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale sono Abruzzo, Umbria, Basilicata, Puglia, Molise, Campania e Calabria”. 

Infortuni mortali

L’analisi rivela inoltre l’impatto del Covid sulle statistiche degli infortuni sul lavoro. Negli anni della pandemia, l’incidenza media annua di infortuni mortali è stata significativamente superiore rispetto al biennio precedente. 

Vega comunica altri dati allarmati che riguardano i lavoratori stranieri, anziani e giovanissimi. Gli stranieri hanno infatti un rischio di infortunio mortale più che doppio rispetto agli italiani. Nel 2023, gli stranieri registrano 65,3 morti per milione di occupati, mentre gli italiani vanno da 31,1 nel 2023 a 44,1 nel 2020. 

Tra i lavoratori ultrasessantacinquenni, l’incidenza di mortalità varia da 96 morti per milione di occupati nel 2022 a 188 nel 2020. I giovani tra i 15 e i 24 anni hanno un rischio di morire sul lavoro che va da 23 a 28 morti per milione di occupati nel quadriennio considerato. 

Il settore delle Costruzioni ha registrato il maggior numero di infortuni mortali, seguito da Attività manifatturiere e Trasporti e Magazzinaggio. Non a caso l’ultimo tragico incidente di Firenze, dove sono morti cinque operai, si è verificato proprio durante il cantiere di un supermercato Esselunga. 

L’obiettivo regionale e italiano deve procedere verso la riduzione degli incidenti, verso un controllo maggiore delle condizioni dei lavoratori e verso l’indispensabile tutela dei diritti. Il traguardo è che nessuno più arrivi a cantare ancora “Vieni a ballare in Puglia” e nemmeno “Vieni a ballare in Umbria”. 

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