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Attualità Centro Storico / via Galeazzo Alessi

INVIATO CITTADINO Case colorate in via Alessi: aperta la discussione sul decoro pubblico urbano

Riportiamo le osservazioni proposte dalla lettrice Elisabetta Berardi. Domani ancora l’opinione di un’esperta

Aperta la discussione sul decoro pubblico urbano, circa i variegati colori degli edifici in via Alessi. Uno dei passaggi diceva: “Troviamo il rosso antico, il verde chiaro e il verde scuro, l’avorio… Colori pastello, ispirati a una certa sobrietà. Ma diversi, diversissimi. Ce n’è, insomma, per tutti i gusti. C’è chi si chiede se qualcuno non avrebbe dovuto vigilare imponendo una certa, auspicabile omogeneità. Anche in considerazione del fatto che siamo pur sempre nell’acropoli e un po’ di misura sarebbe quantomeno desiderabile”. Parole che sembrano equilibrate. Ma che hanno suscitato reazioni contrastanti. 

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Da un lato chi condivideva il resoconto e chi, come Anna Maria Ortica, linguista e scrittrice, fa notare che sono i colori di Giotto. Osservazione solo parzialmente accettata da Simonetta Franchi, studiosa antichista, che dice “giallo ocra e chiaro, non arancione!”.

Altri, come l’architetto-urbanista Mauro Monella, con tinta polemica, nota: “Il colore dell’architettura storica non è (solo) una questione di facciata, è un tema di restauro, anzi, meglio ancora, è un tema culturale”. Rimproverando, di fatto, la mancata considerazione del fatto in sé, inquadrato in una chiave di coerenza e rigore.

Anna Maria Bertolini, artista e scrittrice, ricorda il Medioevo (come dice lo storico Attilio Bartoli Langeli, colorato): “Per quanto riguarda il "cromatismo" della città nel suo insieme, non scherziamo! I colori della città, dal Medioevo ad oggi, dovranno rimanere sempre gli stessi!”. 

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C’è solo il particolare non trascurabile che, in questo caso, non si tratta di edifici medievali, ma sette- ottocenteschi e successivi. E che la città odierna non è certo quella cromaticamente rappresentata da Benedetto Bonfigli.

Peraltro, la nota da me sottoscritta non diceva affatto di eliminare il colore, ma invitava, casomai, ad attenersi a maggiore, auspicabile “sobrietà e omogeneità”.

Piace riportare le osservazioni proposte dalla lettrice Elisabetta Berardi. Che scrive: “Il Decoro Pubblico Urbano è un vero problema che affligge le nostre periferie, lasciate allo sbando delle varie amministrazioni che si susseguono e gestite, per quel che si può, dal buon cuore e dalla buona volontà dei singoli cittadini”.

Circa il centro storico: “Questo indecoroso processo è emanazione di ciò che ormai avviene in modo incontrollato nel nostro centro storico, diventato anch'esso un quartiere di brutta periferia. Inutile entrare nei particolari, dato che ciò di cui si parla è visibile all'occhio di tutti, perugini e non”.

Il paragone con altre realtà umbre: “Negli anni abbiamo visto crescere e progredire tutte le città limitrofe: Gubbio, per esempio, un vero gioiello; Santa Maria degli Angeli, che segue il modello di Assisi in termini di cura e accoglienza. E noi Perugini, dall'alto della nostra spocchia?”.

Le leggi ci sono ma chi pone mano ad elle? Aggiunge Elisabetta: “Come sottolineava giustamente nel suo articolo, ci sono disposizioni comunali e regolamenti legati al piano urbanistico, ma nessuno le fa applicare, nelle piccole cose, come negli interventi più strutturati”.

Esempi di colpevole sciatteria. “Guardiamoci intorno: balconi ove chiunque può esporre ciò che vuole, dallo sciorinamento dei panni all’accatastamento di oggetti più variegati; il verde delle aiuole e delle rotatorie che definire ‘incolto’ è troppo poco; arredo urbano fatiscente; esercizi pubblici che trascurano in modo sfacciato i luoghi di ricezione (alcuni bar sono semplicemente scandalosi); tende da sole variopinte e diverse le une dalle altre, come fosse tutto l'anno carnevale; parabole arrugginite che deturpato balconi e terrazzi. I cani poi sono diventati i padroni di parchi e aree verdi insudiciando ovunque...”.

Che fare? “Sono piccoli problemi facilmente risolvibili e a costi ridottissimi; basterebbe solo un migliore senso civico, senza ombra di dubbio, ma soprattutto l’efficienza di organi di controllo che sappiano fare bene il proprio lavoro”.

La bruttezza ci dannerà. La bellezza ci salverà? “In questo mondo così complicato, ci resta ben poco e la Bellezza è un valore grande da ricercare. Ma soprattutto da preservare”.

Queste riflessioni di buon senso ci permettiamo di sottoporre all’attenzione dei lettori.

Domani ancora l’opinione di un’esperta.

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