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Scuola e ritorno, Caparvi interroga Arcuri: "Mascherine solo dalla Cina, perchè ignorate le aziende italiane ed umbre?"

La denuncia porta la firma del deputato umbro della Lega, Virginio Caparvi, che ha interrogato Arcuri, l'uomo forte del governo per gli acquisti nel periodo dell'emergenza sanitaria

Al momento la fornitura delle mascherine - ce ne vorranno tante per gli studenti dal 14 settembre - parla cinese, un pochino (ma poco italiano) e zero accento umbro nonostante decine e decine di aziende che si sono convertite per affrontare il mercato ai tempi della pandemia. La denuncia porta la firma del deputato umbro della Lega, Virginio Caparvi, che ha interrogato Arcuri, l'uomo forte del governo per gli acquisti nel periodo dell'emergenza sanitaria, chiedendo trasparenza e spiegazioni sugli acquisti in massa made in Cina.

"Continuiamo ad importare decine di milioni di mascherine da Pechino quando invece potremmo benissimo produrle in casa nostra e distribuirle alle scuole. Delle 133 aziende che hanno ricevuto finanziamenti dal commissario Arcuri per l'acquisto dei macchinari necessari a produrle, ad oggi solo due stanno lavorando su ordinativi dello Stato. Tra quelle 'ferme', tra l'altro, ci sono anche alcune aziende umbre che avrebbero potutogarantire una risposta significativa, se non definitiva, al fabbisogno di mascherine nella nostra regione". 

"Risultato: macchinari inutilizzati pagati con soldi pubblici, personale costretto a stare con le mani in mano e che presto finirà in cassa integrazione. Doppia vergogna. L'ennesimo fallimento del governo Conte per il quale abbiamo presentato un'interrogazione. Chiediamo chiarezza e trasparenza sui criteri adottati da Arcuri".

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