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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Guerra israele-Palestina, da Assisi islamici, ebrei e cattolici: "Due popoli e due stati". Sorrentino: mi offro al posto degli ostaggi

Dall'esponente del centro islamico: "Ci vogliono azioni concrete, educare i figli alle parole di pace e per questo ci uniamo all’appello di Assisi perché tacciano le armi”

“Possono le religioni fermare la guerra?”: era il titolo dell'incontro interreligioso che si è tenuto ieri pomeriggio, nella Sala della Conciliazione del Palazzo Comunale, nell’ambito delle iniziative per lo Spirito di Assisi, 37 anni dopo lo storico incontro di preghiera interreligiosa per la pace voluto da Papa Giovanni Paolo II. Al centro del dibattito le soluzioni possibile per fermare la guerra tra Israele e Palestina che rischia di allargarsi sempre di più . 

Don Tonio Dell’Olio ha introdotto l’evento e ha parlato, a proposito di quello che sta cadendo in Terra Santa, di “scempio dell’umanità”. Poi l’intervento del sindaco Stefania Proietti che nel sottolineare l’importanza di questo confronto lo ha definito “un momento prezioso perché si ritrovano insieme esponenti di varie religioni nel segno dello Spirito di Assisi per dire parole nuove e compiere gesti nuovi ispirati ai valori di San Francesco, uomo del dialogo e della pace. Da qui può partire un messaggio forte con cui, tutti insieme, chiediamo la pace ma sono convinta che Assisi possa fare ancora di più perché, di fronte all’inferno che vediamo, in queste ore abbiamo il dovere di fare ognuno la propria parte, come ha fatto il nostro vescovo nel mettersi a disposizione con la propria persona".  

Secondo il vescovo Domenico Sorrentino si tratta di “una grande sfida per tutte le religioni di fare di più per la pace, per la vita” e a proposito della domanda del convegno se le religioni possono fermare le guerre il vescovo ha risposto di sì “se chi professa una fede lo fa autenticamente, se si accoglie reciprocamente la verità e se queste possono influenzare nel bene la società”. In merito alla sua offerta di scambio con gli ostaggi ha detto che “è il minimo che può fare chi è cristiano e pastore. 

Poi è stata la volta di Edith Bruck, la scrittrice ungherese ebrea che ha vissuto l’orrore dei campi di concentramento: “Credo che le religioni non possano fermare le guerre, forse le alimentano. Quello che stiamo vivendo è una barbarie, non ci sono parole per esprimere il dolore”. Raccontando la sua vita ha aggiunto: “Sono cresciuta nell’odio, ma quando sono uscita dai campi di concentramento non sentivo più l’odio e posso dire che sono tornata migliore di quanto sono entrata. Da 62 anni testimonio quello che ho vissuto e invito tutti a rispettare gli altri, sostengo che la vita è preziosa, sempre. Non si vive senza speranza, e oggi sono, a proposito di quello che sta accadendo in Medioriente, per due Stati per due popoli”.

La portavoce del dialogo interreligioso del Centro islamico culturale di Perugia Maymona Abdel Qader ha detto che “le parole di Dio sono di pace, non si può manifestare odio nel nome di una religione. Ci vogliono azioni concrete, educare i figli alle parole di pace e per questo ci uniamo all’appello di Assisi perché tacciano le armi”. In collegamento il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo: “La guerra è banalmente è tragicamente inutile, dobbiamo rafforzare il nostro impegno e avere l’audacia di agire, tutti dobbiamo diventare operatori di pace. Quello che sta accadendo non è colpa delle religioni ma della politica”.

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