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Cronaca Città di Castello

"Case a Cortina e auto di lusso a prezzi stracciati, conosco il giudice delle aste", ma è una truffa

L'imputato avrebbe raccolto anticipi e acconti per 140mila euro da un ruppo di acquirenti interessati all'affare, ma senza consegnare nulla

“Conosco un giudice che fa le aste giudiziarie e mi tiene le cose più importanti da parte, basta un offerta e le portiamo a casa”. E per dare più forza ai suoi discorsi faceva vedere una raccolta di auto e mezzi agricoli che si poteva acquistare e i suoi appartamenti a Cortina, Madonna di Campiglio e Taormina, presi alle aste a prezzi molto bassi. Dopo tre anni di promesse e di carte con timbri di tribunali e magistrati, è finito sotto processo con l’accusa di truffa aggravata.

Secondo l’accusa il 52enne di Città di Castello, difeso dall’avvocato Roberto Bianchi, si sarebbe proposto “quale intermediario per l’acquisto da parte” di un tifernate “di numerose autovetture di varie marche e cilindrate, nonché di mezzi e attrezzi agricoli (sia per sé che in società con il tifernate per la successiva rivendita a terzi acquirenti sulla carta) e di alcuni appartamenti (uno a Cortina e uno a Taormina, sempre in società con la vittima, nonché uno a Madonna di Campiglio per conto di un’altra persona) millantando contatti compiacenti con giudici d’asta e avvocati in grado di influire dall’interno del sistema delle aste giudiziarie italiane che gli avrebbero garantito prezzi di particolare favore”.

L’imputato avrebbe mostrato e consegnato “le fotografie dei numerosi beni di cui millantava la disponibilità” e rassicurato le vittime “a fronte delle crescenti preoccupazioni manifestate a seguito del mancato rispetto dei tempi previsti per la consegna e delle proteste dei suoi promissari acquirenti, sulla bontà dell’operazione e sull’imminente consegna dei beni”.

Per rassicurare i clienti avrebbe anche inscenato “apparenti contatti telefonici con il fantomatico giudice … e l’avvocato …. in cui lo stesso veniva rassicurato ulteriormente”. Al tifernate avrebbe anche fatto credere di poter incrementare i suoi ricavi comunicandogli “la propria uscita dal sistema delle aste, convincendolo anche mostrando altresì di essere in possesso di informazioni riservate sul suo conto, a subentrare al suo posto come collaboratore del giudice nella aste giudiziarie”.

Insospettiti dal fatto che i beni acquistati non venivano consegnati, l’imputato avrebbe “rassicurato ulteriormente sulle ragioni svariate dei ritardi nella consegna dei mezzi, con la promessa di incontri chiarificatori di persona anche con i destinatari delle auto, di fatto mai avvenuti e sempre rimandati per asseriti gravi problemi di salute del giudice”. Come nel caso di “due incontri a Bolzano con il giudice e un suo emissario, a ottobre e novembre del 2014, per la consegna dei documenti delle auto, incontro andati entrambi deserti”, oltre ai “numerosi sms per tutto il 2015 con le solite promesse e rassicurazioni circa la consegna dei beni”.

Secondo la Procura di Perugia avrebbe così indotto gli acquirenti “in errore sull’effettività dei contatti, sulla serietà degli impegni assunti e sulla effettiva disponibilità dei beni proposti, si procurava un ingiusto profitto costituito dalla somma complessiva di circa 138mila euro pari all’importo degli acconti riscossi”.

Acquirenti che sarebbero stati convinti a comperare oltre agli attrezzi e ai mezzi agricoli, come trattori, tosaerba e seminatrici, Golf, Suzuki Jimmy e Swift, Land Rover Evoque, Audi Q3, Mini Cooper, furgoni Mercedes e Fiat, Van di varie marche, Volvo, Passat, moto e scooter, sulla base di “album fotografici, memorizzati nel pc delle auto di cui dichiarava la disponibilità, consegnando ai clienti le ricevute di versamento degli acconti ricevuti per la prenotazione dei mezzi, in alcuni casi comprensivi degli anticipi per la marche da bollo e per l’immatricolazione”. E se l’auto acquistata era in ritardo non c’era motivo di preoccuparsi in quanto “il prezzo del bene si sarebbe abbassato ulteriormente con il passare del tempo”.

Il tifernate vittima principale del raggiro si è costituito parte civile tramite l’avvocato Eugenio Zaganelli, altri si sono affidati all’avvocato Ubaldo Minelli.

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