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Cronaca Ponte San Giovanni

Pozzi alla trielina a Balanzano e Montebello senza colpevoli: "Non ci sono rischi"

La questione dei pozzi inquinanti che dal 2005 ad oggi si ripete nel perugino è stata al centro di una discussione in Provincia dove sono stati resi noti i risultati dell'Arpa. Ma è polemica sulla mancata individuazione della ditta che ha avvelenato le falde

“Non ci sono pericoli per la salute della popolazione”: è questa la conclusione che si evince dall’analisi di rischio sanitario redatta dal Comune di Perugia ed approvata dalla Regione Umbria in merito alla vicenda dell’inquinamento dei pozzi a Balanzano e Montebello (per la presenza di trielina nelle acque) sollevata dal consigliere provinciale di Perugia dell’IDV Franco Granocchia. Ad informare il Consiglio provinciale di Perugia nel corso dell’ultima seduta è l’assessore competente Roberto Bertini che ripercorre le tappe della vicenda che affonda le radici ad otto anni fa. 

LA STORIA - “Risale al 2005 la comunicazione da parte dell’ARPA Umbria a Regione Umbria, Comune di Perugia e Provincia di Perugia che a seguito di un programma di controllo sulle falde acquifere della zona ricompressa tra la Superstrada E45 e il fiume Tevere, dallo svincolo di Balanzano a quello di Montebello, è stata rilevata in una griglia di circa 15 pozzi, la presenza nella falda di Percloroetilene - Tricoloetilene (trielina) – ha detto Bertini -. A seguito di indagini da parte dell’agenzia regionale per l’ambiente, la stessa ha delimitato l'area interessata dall'inquinamento, che è risultata molto più ampia del previsto. Interessa, infatti, tutta la zona industriale di Ponte San Giovanni e Balanzano, delimitata dal fosso di S. Margherita, dalla linea ferroviaria verso Perugia e dal fiume Tevere a ridosso dello svincolo di Montebello. A seguito di ciò, a giugno dello stesso anno il Comune di Perugia ha emesso le relative ordinanze di divieto di attingimento per uso potabile per tutte le zone interessate dall'inquinamento da Percloroetilene - Tricloroetilene. Le indagini da parte di ARPA Umbria sono proseguite in maniera dettagliata presso tutte le aziende del posto che potevano utilizzare prodotti inquinanti, ma tali indagini non hanno permesso di individuare il responsabile dell'inquinamento, pertanto le competenze per il risanamento sono in capo al Comune di Perugia. La Regione, in assenza di un responsabile dell’inquinamento, ha inserito il sito nell'anagrafe regionale dei siti da bonificare di cui alla lista A1 del Piano Regionale delle Bonifiche. Il 22 settembre 2008 il Comune di Perugia, in mancanza di un responsabile dell'inquinamento, ha prodotto e trasmesso ai vari Enti l'Analisi del Rischio sanitario per la popolazione residente della area interessata dall'inquinamento. Tale analisi è stata approvata dalla Regione Umbria e non mostra situazioni di rischio per i residenti e per gli operatori insistenti nell'area in questione”. 

Il consigliere Granocchia in sede di replica ha espresso tutta la sua insoddisfazione per la risposta ricevuta dall’assessore Bertini. “Non c’è stata la volontà politica di colpire questa azienda – ha denunciato il capogruppo dell’IDV – non si può mettere a repentaglio la vita di centinaia di persone”. L’intervento di Granocchia si è concluso con la volontà di trasformare questa interrogazione urgente in ordine del giorno.

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