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Cronaca

Perugia, stupro alla festa in piscina: gli indagati rigettano le accuse

Uno nega anche di essere stato alla festa. Disposte altre due consulenze di parte: una genetista per il dna e un perito informatico per i cellulari

"Non siamo stati noi, io nemmeno c’ero, è stata lei che mi ha abbracciato poi me ne sono andato". Rigettano le accuse i due indagati per il presunto stupro di Perugia, avvenuto nel giardino della piscina comunale di Ponte San Giovanni, il 19 luglio scorso. Vittima una 20enne di Fabriano che con una amica di 24 anni, sempre fabrianese, aveva raggiunto in treno la località per partecipare a una festa. La procura umbra ha aperto un fascicolo per violenza sessuale aggravata e continuata e violenza sessuale di gruppo a carico di un 20enne italiano e un 23enne egiziano. I due giovani sono indagati a piede libero ma rigettano tutte le accuse. Il 20enne, difeso dall’avvocato Massimo Brazzi, si sarebbe recato alla festa, ma non sarebbe stato presente al momento del fatto. Il 23enne, difeso dall’avvocato Gianni Dionigi, non l’avrebbe nemmeno sfiorata. "Lei mi ha abbracciato io poi me ne sono andato". 

Dopo le due consulenze che il procuratore aggiunto di Perugia, Giuseppe Petrazzini, ha affidato martedì (a un medico legale e a un ginecologo per trovare i riscontri dello stupro sulla giovane), ieri sono state affidate altre sue consulenze di parte, a una genetista per il dna e a un perito informatico per estrapolare i contenuti dei cellulari dei due indagati. Al 23enne è stata perquisita anche l’auto. Nessun consulente di parte ha nominato l’avvocato Ruggero Benvenuto che tutela la vittima dello stupro perché "confidiamo nell’operato della procura".

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