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Cronaca

Perugia non dimentica il sacrificio di Norma Cossetto uccisa dai comunisti di Tito. "Una rosa non sfiorisce in una foiba"

“La rosa non appassisce perché il sacrificio di Norma Cossetto è il simbolo di un sacrificio che, purtroppo, ancora oggi tantissime donne sono costrette a subire. Una violenza senza confini e senza tempo, ma sempre una violenza ingiustificata”.


Perugia non dimentica ad 80 anni dal martirio, l’esempio coraggioso di Norma Cossetto, studentessa uccisa dai partigiani di Tito e simbolo ancora vivo di quell'etnocidio che colpì gli italiani d’Istria, Fiume e Zara. La manifestazione  - si è svolta nella via intitolata a Norma Cossetto nel quartiere di
Monteluce/Sant’Erminio - “Una rosa per Norma Cossetto”, promossa in tutta Italia dal Comitato 10 Febbraio per onorare la memoria della giovane studentessa istriana, seviziata e uccisa nel 1943 dai comunisti. 

All’evento, patrocinato dal Comune di Perugia; hanno partecipato l’assessore alle politiche sociali Edi Cicchi, i consiglieri comunali Roberta Ricci, Riccardo Mencaglia, Paolo Befani, Alessio Fioroni e Luca Valigi, il vice presidente di Federesuli Franco Papetti, la coordinatrice del Comitato 10 Febbraio Raffaella Rinaldi, il prof. Gianni Stelli, storico.

Parlando di Norma Cossetto, Raffaella Rinaldi l’ha definita “donna coraggiosa”, vittima dell’eccidio che colpì gli italiani presso il confine orientale. La coordinatrice ha espresso soddisfazione per il fatto che questa commemorazione è ormai da anni calendarizzata tra gli eventi cittadini, dando vita ad un rito che consente di rievocare fatti tragici per troppo tempo strappati dalle pagine della storia. In questa storia Norma Cossetto è il simbolo delle tante donne maltrattate, degli esuli e dei tantissimi italiani uccisi ed “infoibati”. “Perugia con questa cerimonia di oggi c’è e abbraccia idealmente le tantissime cittadine italiane che hanno scelto di aderire all’iniziativa. Un fiore dentro una foiba non può appassire e Norma è una rosa”.

L’assessore Edi Cicchi ha parlato di momento importante contraddistinto da uno slogan forte: “la rosa non appassisce perché il sacrificio di Norma Cossetto è il simbolo di un sacrificio che, purtroppo, ancora oggi tantissime donne sono costrette a subire. Una violenza senza confini e senza tempo, ma sempre una violenza ingiustificata”. L’assessore ha ricordato che la morte di Norma Cossetto affonda le sue radici in un preciso contesto storico in cui a pagare con la vita furono molti italiani. Ecco perché Perugia non poteva non ricordare la sua vicenda, unendosi alle celebrazioni che in tante città italiane si stanno svolgendo in contemporanea. “Il gesto che compiamo oggi vuole testimoniare, dunque, una vicinanza alla vicenda di Norma e di tutte quelle donne vittime della violenza. Dobbiamo avere la consapevolezza che certi fatti non si possono dimenticare e devono servire come spunto di riflessione su temi ancora
oggi molto attuali”.

A raccontare la drammatica storia di Norma Cossetto e degli italiani d’Istria, Fiume e Zara è stato il prof. Gianni Stelli che ha posto l’accento sugli eccidi del 1943 e poi del 1945 dopo l’occupazione dei territori da parte dell’esercito di Tito. Tanti italiani caddero e vennero infoibati oppure annegati. Norma Cossetto fu tra questi e con lei le sorelle Radecchi massacrate nella foiba di Terli. Una vicenda, ha detto Stelli, che fa ben capire come qualsiasi forma di totalitarismo sia sbagliata. Commovente infine la preghiera per le vittime delle foibe letta dallo storico. Il vice presidente di Federesuli Franco Papetti ha fornito i numeri del fenomeno che fece registrare dall’Istria, Fiume e Zara oltre 300mila esuli, i cosiddetti “italiani sbagliati”. Sbagliati per la Jugoslavia per cui rappresentavano un ostacolo da eliminare in ogni modo possibile, ma anche per gli stessi italiani che li accolsero male equiparandoli a stranieri. Per molti italiani in quelle terre ci fu la morte, terribile: questa tragedia oggi vive nel ricordo del suo simbolo per eccellenza, Norma Cossetto.  Oggi in quella parte di territorio che una volta era Italia rimane un 10% della popolazione costituita da nostri connazionali cui è demandato il compito di conservare le nostre tradizioni.

Alessio Fioroni, consigliere di F.I., ha sostenuto che quello delle foibe rappresenta il punto più drammatico di una vicenda dolorosa come l’esodo. L’Italia – ha spiegato – per anni ha mancato in memoria su questi eventi; eppure almeno da XV secolo in poi le terre dell’Istria, di Zara, di Fiume sono state terre italiane, strappate agli italiani con una violenza inaudita. Ne sono esempi lampanti la strage della spiazza della Vergarolla a Pola, tra le più gravi della storia e la prima dopo il ritorno della democrazia, quando il 18 agosto del 1946 tantissimi civili italiani (oltre 100), lì presenti per una manifestazione sportiva, furono trucidati tramite un vile attacco di pulizia etnica.

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