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Cronaca

Minaccia l'ex moglie e investe il genero, "ma non sono mai stato condannato, ridatemi i fucili da caccia"

Revocata la licenza e la possibilitàò di detenere armi e munizioni. Respinti cinque ricorsi contro la decisione della Prefettura

Minacciato verbalmente di morte l’ex suocero e l’ex moglie. In altre occasioni avrebbe minacciato anche i propri figli e alcuni parenti. Per questo gli è stata tolta la licenza di caccia e la possibilità di detenere armi e munizioni in casa.

Divieto che l’uomo ha chiesto venisse annullato con un ricorso al Tribunale amministrativo, contestando la ricostruzione della Questura e della Prefettuare. Secondo il ricorrente alla base della valutazione “di non affidabilità nell’uso delle armi” ci sarebbe una denuncia nei suoi confronti perché “in più occasioni e per futili motivi, aveva minacciato verbalmente di morte lui e la figlia”, ma non solo, perché secondo “quanto riportato nel provvedimento prefettizio, ciò palesava la particolare gravità delle condotte del ricorrente nell’ambito di una situazione di accesa conflittualità con la ex moglie, i figli e alcuni affini (anche se i fatti non hanno assunto rilevanza penale, poiché vi è stata remissione delle querele presentate con riferimento alle ipotesi di reato di ingiuria e lesioni personali)”.

Tra il provvedimento di revoca e la remissione di querela, inoltre, l’uomo “è stato nuovamente denunciato per lesioni personali ed è stato imputato per lesioni personali per aver cagionato al proprio genero lesioni giudicate guaribili in giorni 25 (frattura della XI costa destra) investendolo con la propria autovettura”, ma il processo si è chiuso con l’estinzione per prescrizione dei reati contestati.

Nel ricorso si fa presente che è stata presentata istanza di revoca del divieto nel 2008, nel 2013, nel 2014 e nel 2015, ma che sono sempre state respinte. Stesso destino per il ricorso gerarchico al Ministro dell’interno. A distanza di molti anni dalle vicende penali, quindi, sarebbe arrivato il momento di revocare il divieto, anche con la valutazione della sua personalità e dell’assenza di procedimenti penali e denunce.

Il collegio giudicante, dopo aver ripercorso tutta la normativa sulla concessione delle licenze di caccia e del permesso a detenere armi, hanno incentrato la decisione proprio sulla “valutazione in ordine al pericolo di abuso delle armi”. Nel caso in questione il soggetto non ha smentito di aver avuto processi penali che “anche se non hanno avuto conseguenze penali (per remissione di querela delle parti offese o per prescrizione)”, denotano “un’indole non aliena a comportamenti violenti e caratterizzata da scarso autocontrollo” e “il giudizio negativo cui è pervenuta la Prefettura risulta pertanto non illogico, né basato su presupposti travisati, bensì adeguatamente motivato”. Ne consegue il rigetto del ricorso e la conferma del divieto di possedere armi.

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