rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

E' perugino, è uno scrittore ed è l'ambasciatore del caso Marò e dello scontro Italia-India

Intervista a Lorenzo Angeloni, l'ambasciatore a New Delhi, nato a Perugia e in città per presentare il suo ultimo libro

Perugia-Hanoi: andata e ritorno… passando per Uruguay, Sudan, Algeria… È un perugino, nato il via Fonti Coperte, l’ambasciatore italiano a New Delhi. Si chiama Lorenzo Angeloni. È assurto a meritata notorietà, in occasione della delicatissima vicenda dei fucilieri di marina trattenuti in India. Oggi, dopo il positivo esito della complicata questione internazionale, prevedibilmente, ad Angeloni si aprono le porte degli Stati Uniti o di altro massimo incarico professionale nel mondo.

Di lui dice Stefano Ragni, musicista e musicologo, legato da antica amicizia: “La narrazione è una costante della sua vita. Identità personale e identità narrativa si fondono nella persona e nella pagina di Lorenzo”. L’ambasciatore ha presentato il suo ultimo libro alla Sala Goldoni di Palazzo Gallenga, insieme al rettore Giovanni Paciullo, con domande del direttore del messaggero Marco Brunacci e passaggi di lettura della finissima attrice Sonia Giugliarelli. Una festa per la città e per i non pochi amici che l’ambasciatore conserva nella città del Grifo.

Quanto sente sua Perugia?

“Qui ho le mie radici e ne conservo le caratteristiche antropologiche. Sono legato alla mia città, come prova il fatto che ho voluto pubblicare, presso lo storico editore Guerra, sia ”300 anni”, omaggio alla terra natale, che quest’ultimo “La Quarantena”, frutto della mia permanenza nella sede vietnamita di Hanoi”.

Come si lega “La Quarantena” alla sua esperienza professionale?

“Sono arrivato in Hanoi alla fine del 2010 e ho preso conoscenza degli esiti della pandemia Sars, coi suoi strascichi umani, civili ed economici: viaggi aerei svuotati, camere d’albergo a 1 euro”.

Dunque, questo lo spunto, ma la sua filosofia esistenziale?

“La vita è una quarantena, la perenne attesa di qualcosa di sconosciuto e imprevedibile. Ma, tolto lo spunto, il romanzo è frutto di fantasia. C’è il personaggio principale che è inserito nel Viet Nam in quarantena”. “Romanzo ad elevata cifra letteraria”, commenta Brunacci.

Quanto alla tecnica narrativa?

“Ho inteso seguire una logica di circolarità, all’orientale, preferendola alla linearità occidentale, fondata sul principio causa-effetto”.

Ma il tema è un azzardo, perché, in qualche modo, significa cimentarsi in un arduo confronto con “la peste” di Manzoni e di Camus. Ma l’autore confessa tranquillamente di non essersi nemmeno posto il problema. Top secret la traccia narrativa (perché il libro va letto, non riassunto!), ma il succo è che il romanzo tocca l’insostenibile aridità di una vita colma di successi materiali, ma priva della capacità di vivere emozioni e sentimenti. Il tema del contagio, nelle sue molteplici accezioni (sociali, sanitarie, psicologiche, economiche) è il perno sul quale ruota la vicenda.

Ambasciatore, tornerebbe a vivere a Perugia?

“Ho ancora davanti a me parecchi anni di lavoro. Tornare a vivere definitivamente, ed esclusivamente, a Perugia…  credo di no. Ma non mi dispiace l’idea di passarci lunghi periodi di permanenza, in omaggio alle mie radici”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

E' perugino, è uno scrittore ed è l'ambasciatore del caso Marò e dello scontro Italia-India

PerugiaToday è in caricamento