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Cronaca Gubbio

Gubbio, esplosione nel laboratorio di cannabis: in aula i due giovani sopravvissuti al disastro

Nuova udienza del processo a carico di cinque persone dopo la tragedia di Canne Greche

Nuova udienza per la morte di un ragazzo di 18 anni e una donna di 52 e il ferimento di altre due persone con gravi invalidità permanenti, nell’esplosione del 7 maggio del 2021 a Canne Greche di Gubbio.

Nel corso dell’udienza di domani saranno sentiti i genitori di Samuel Cuffaro, morto nell’esplosione e i due sopravvissuti, Alessio Cacciapuoti e Kevin Dormicchi.

Secondo la Procura della Repubblica, che ha ipotizzato i reati di omicidio doloso con dolo eventuale, omissione dolosa di cautele per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, incendio doloso e violazione della legge sugli stupefacenti con detenzione illecita della cannabis e cessione, in quanto il prodotto non sarebbe da considerarsi come cannabis light, nel laboratorio veniva trattata la cannabis con una procedura irregolare, per abbassare il quantitativo di principio attivo e consentirne la libera commercializzazione. Il “lavaggio” della cannabis avveniva con sostanze infiammabili secondo una procedura, per l'accusa, di fatto inventa e non standardizzata. Irregolari, sempre per l'accusa, le misure di prevenzione di incidenti.

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Luca Maori, Monica Bisio, Gervasio Paolo Cicoria e Donato Bugno. I familiari del giovane Samuel Cuffaro, morto nell’esplosione, si sono affidati all’avvocato Ubaldo Minelli. I due giovani rimasti feriti e i familiari della seconda vittima sono assistiti dagli avvocati Francesca Pieri, Mario Monacelli e Marco Luigi Marchetti.

Gli approfondimenti tecnici dei Vigili del fuoco e dal consulente tecnico del sostituto procuratore, unitamente al personale dell'Asl e dell'Arpa hanno confermato la dinamica del tragico evento, come riconducibile all'incendio alle sostanze infiammabili presenti all'interno dei locali, tutti contenenti pentano, che liberava vapori negli ambienti di stoccaggio e lavorazione, privi di condizioni di sicurezza.

Secondo la Procura la lavorazione era pericolosa perché prevedeva che un solvente infiammabile venisse immesso in lavatrici ad ultrasuoni, che si surriscaldavano rapidamente ingenerando un enorme pericolo di incendio e di esalazione di vapori pericolosi.

È risultato che dal mese di marzo del 2021 era stato allestito un vero e proprio laboratorio al primo piano dell'immobile, dove erano state collocate "lavatrici" ad ultrasuoni all'interno delle quali venivano introdotte le infiorescenze di canapa, unitamente ad un solvente altamente infiammabile come il "pentano".

Quelle lavatrici a ultrasuoni si sarebbero surriscaldate, innescando l'esplosione della sostanza infiammabile come il pentano.

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