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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Agenzia delle dogane, in pensione il "super poliziotto" che dava la caccia a evasori e prodotti contraffatti

Pietro Altieri lascia dopo 32 anni di servizio nella pubblica amministrazione e un curriculum di tutto rispetto: 600 milioni di euro di tasse evase scoperte, 300 denunce e 60 arresti

È andato in pensione il “super poliziotto dell’Agenzia delle dogane. Dopo 32 anni di servizio nella pubblica amministrazione Pietro Altieri lascia per raggiunti limiti di età e dopo una serie di brillanti operazioni di contrasto al crimine nel campo dell’evasione fiscale, dei prodotti importati senza autorizzazione o contraffatti.

Nato a Caserta, ma da 26 anni a Perugia in servizio presso l’Ufficio delle Dogane, laureato in biologia e in Scienze dei servizi giuridici, entra nell’allora Azienda autonoma di Monopoli di Stato, nel 1994 gli viene affidata la direzione della Manifattura Tabacchi di Palermo, azienda con 225 operai e con un fatturato di circa 30 miliardi di lire, per poi passare alla ex Circoscrizione Doganale di Perugia l’anno successivo.

Nel 2009 viene chiamato a dirigere l’Ufficio delle Dogane di Terni e Rieti. Rientrato a Perugia è nominato capo dell’area verifiche e controlli e, successivamente, coordinatore del reparto antifrode. Dai risultati ottenuti si può affermare che sia stato tra i migliori funzionari dell’Agenzia. Solo negli ultimi 4 anni ha coordinato attività di indagini tributarie e giudiziarie ottenendo risultati l’accertamento di imposte evase per circa 660.000.000 di euro, 300 persone denunciate, 60 arrestate, sequestrati beni mobili ed immobili e disponibilità finanziarie per circa 200 milioni di euro.

Altieri, si potrebbe dire “finalmente in pensione”, oppure c’è qualche rimpianto?

“Non ne sono particolarmente contento perché credo che avrei potuto dare ancora molto all’Amministrazione. Il nostro è un Paese un po’ schizofrenico perché da una parte si allungano i tempi per il pensionamento di chi ormai non ha più nulla da dare e dall’altra si obbliga a lasciare il lavoro chi invece vorrebbe continuare a prestare il proprio servizio per il Paese. Comunque, ho dato la mia disponibilità al direttore dell’Agenzia a continuare a prestare la mia opera a titolo gratuito sia per formare le nuove leve sia per collaborare nelle attività di analisi tese ad individuare i nuovi fenomeni evasivi in campo Iva e accise”.

Tanto lavoro e ottimi risultati, è contento della sua carriera o pensava a qualcosa di più?

“Gli encomi non sono mancati, ma la meritocrazia è altra cosa. Sebbene negli ultimi tempi ed in particolare con la nomina del direttore Minenna si siano fatti notevoli passi in avanti, penso che siamo ben lontani dai reali principi della meritocrazia. Intanto, credo che nell’ambito della pubblica amministrazione ci sia un equivoco di fondo sul vero senso della parola. La principale finalità della meritocrazia non è il riconoscimento delle capacità e dell’impegno, che pure è importante, ma l’interesse dell’azienda ad utilizzare al meglio le capacità dei propri collaboratori. Faccio un esempio. Nel 2009 l’allora direttore della regione Lazio ed Umbria, segnalò che l’Ufficio delle Dogane di Terni presentava notevoli criticità e che sarebbe stato opportuno assegnare all’Ufficio un dirigente. Così fu fatto, ma il dirigente mantenne l’incarico per soli due mesi. Successivamente, la direzione fu affidata a me . Nei primi mesi rivoltai l’ufficio come un calzino e mi assunsi la responsabilità di nominare nei posti chiave i giovani funzionari appena assunti, scatenando le proteste dei sindacati e suscitando le perplessità del direttore interregionale. Nel 2010 l’Ufficio risultò il primo tra quelli del Lazio e dell’Umbria per aver raggiunto e superato tutti gli obiettivi assegnati, obiettivi quantificati su dati oggettivi. Nel documento di valutazione annuale l’Amministrazione giudicò eccellente la mia gestione dell’Ufficio. A fine incarico partecipai ad un interpello per la reggenza della Dogana di Arezzo. Nonostante le due lauree, i risultati ottenuti giudicati eccellenti dalla stessa Amministrazione e l’aver avuto la responsabilità delle aree più importanti dell’Ufficio delle Dogane di Perugia, l’incarico fu assegnato ad un funzionario privo di laurea, dirigente sindacale e con esperienza limitata alle sole verifiche e controlli. Presentai ricorso al giudice del lavoro di Perugia che mi diede torto in primo e secondo grado con una motivazione che io giudico davvero discutibile. In pratica, il tribunale di Perugia, ignorando l’articolo 97 della Costituzione che obbliga la pubblica amministrazione al buon andamento ed all’imparzialità, nelle due sentenze ha affermato che poiché la stessa agisce con i poteri del datore di lavoro privato, ha libertà di scelta che non può essere sottoposta a giudizio”.

Rimanendo in tema di meritocrazia lei ha portato all’attenzione delle istituzione anche alcune pratiche poco corrette in materia di concorsi pubblici. Cosa è accaduto?

“Nel 2012 ho partecipato al concorso indetto dalla mia Agenzia per il reclutamento di 69 dirigenti. Superata la prova preselettiva notai che dalla iniziale graduatoria emergevano delle stranezze difficilmente giustificabili. I primi 20 posti erano tutti occupati da funzionari in organico negli uffici dei membri della commissione o dirigenti nazionali dei sindacati maggiormente rappresentativi. Raccolsi ulteriori dati che, a mio avviso, confermavano quello che già mi appariva evidente ed inoltrai alla Procura di Roma un dettagliato esposto nel quale ipotizzavo che alcuni partecipanti erano verosimilmente a conoscenza dei quiz già prima della prova. La Procura archiviò la denuncia con una motivazione, tra le altre, che lascia davvero perplessi: l’indagine sarebbe stata defaticante.La triste realtà è che alla successiva prova scritta un candidato fu trovato in possesso del tema già svolto e nascosto tra le pagine di una gazzetta ufficiale. Fu avviata un complessa indagine che accertò che quello non era l’unico caso. Furono rinviati a giudizio alcuni componenti della commissione esaminatrice e diversi partecipanti al concorso. Il concorso è stato annullato. Come si fa a sperare che la meritocrazia possa avere in tempi brevi cittadinanza nel nostro Paese?”.

E qualcosa sta cambiando adesso?

“Credo di sì. Forse è troppo presto per dare un giudizio sulle numerose novità introdotte, ma oggi abbiamo un direttore generale che segue personalmente tutte le maggiori problematiche sia degli uffici centrali che di quelli periferici. Un merito è sicuramente quello di aver dato maggiore visibilità alle nostre attività. Credo però che bisogna fare attenzione agli effetti collaterali. Specialmente negli uffici periferici, con l’esasperazione della ricerca della visibilità si rischia che i funzionari abbiano la spiacevole sensazione che lo scopo ultimo del loro impegno non sia quello di offrire un servizio agli utenti o di combattere i comportamenti fraudolenti, ma quello di poter essere citati in un comunicato stampa”.

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