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Lunedì, 29 Aprile 2024
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LETTI PER VOI I due dolci identitari della Vetusta come non li avete mai ‘assaggiati’

Quando la gastronomia incontra la storia e l’antropologia

I due dolci identitari della Vetusta come non li avete mai ‘assaggiati’. Quando la gastronomia incontra la storia e l’antropologia.

Torcolo di San Costanzo e Ciaramicola, scomposti e ricomposti in un organico e affascinante mosaico.

Le singole tessere afferiscono ad àmbiti che si integrano in una narrazione da leggere e rileggere.

Innanzitutto perché è ben scritta. Con chiarezza e spirito di appartenenza.

E poi perché la messe di notizie che vi si raccolgono merita di essere fissata e conservata nella memoria.

Il libro di Marilena Moretti Badolato ha per titolo “Il torcolo di San Costanzo e la ciaramicola”. Col sottotitolo “I dolci dei fidanzati”.

I due dolci vengono indagati ab imo, con riti e miti, spigolature imperdibili.

Compresa una raffinata riflessione sulle denominazioni e sulle loro origini.

Il tutto presentato con amore. La stessa pulsione che induceva l’innamorato ad infilare il torcolino al braccio dell’amata, alludendo ad un impegno sponsale assunto coram populo, una promessa da assolvere con indefettibile responsabilità.

Saperi e sapori, spigolature e curiosità, detti e contraddetti. Ricette e lacerti di scritture poetiche, come quella di Ida Trotta, gastronoma e scrittrice, che nel suo “Perugia a tavola” (da me prefazionato) scrive un ‘come eravamo’ per San Gostanzo (rigorosamente con la G, alla perugina).

E poi la ciaramicola, con riferimenti pasquali, allusioni identitarie alle Porte e ai Rioni, con divagazioni colte su “curiandri” e agrumi, contestualizzati dal mondo greco antico alla Sicilia, su alchermes e acqua di rose, sui colori del Perugino e tanto altro.

E anche qui una citazione in versi da Sergio Tardetti. Fino all’immancabile ricetta.

In appendice immagini coloratissime, fra arte e cucina, simboli e allegorie.

Con un’appendice bibliografica e una sitografia che ci confermano come Marilena rappresenti, in felice sintesi, quella peruginità colta e identitaria. Di provincia, questo sì. Ma non certo “provinciale”. Anzi: aperta al mondo e felice di far conoscere chi siamo e da dove veniamo. Noi, discendenti fieri d’Euliste. Uomini nati fra i duri travertini. Ma dal cuore tenero.

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