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INVIATO CITTADINO Omphalos fa il pieno al Meliès

Sold out per assistere alla proiezione del film “Pride” (2014) di Matthew Warchus, premiato a Cannes con la Queer Palm. Seguito dal dibattito

Omphalos fa il pieno al Meliès per la giornata internazionale contro l’omo-lesbo-bi-transfobia.

Sold out per assistere alla proiezione del film “Pride” (2014) di Matthew Warchus, premiato a Cannes con la Queer Palm. Seguito dal dibattito.

Il film racconta la prima marcia che vide in testa i minatori del Galles, grati alla comunità gay-lesbiche per l’aiuto e il sostegno ricevuto nel corso di un lungo e defatigante sciopero, ai tempi della Lady di Ferro, Margaret Tachter.

L’opera si sofferma, con toni da commedia “pensosa”, sul coming out, sulle difficoltà nei rapporti familiari, sulla violenza omofobica, sull’esplosione dell’Aids.

Al termine, un coordinatore invita a parlare tre rappresentanti della comunità LGBTQIA+ legata all’Associazione.

La prima persona, a nome dell’universo lesbico, spiega la doppia dimensione della lesbofobia che somma omofobia e misoginia. Fa riferimento alle violenze psicologiche, alla violenza verbale, al tentativo di cancellazione del mondo lesbico in quanto non corrispondente allo stereotipo sociale fallocentrico tuttora dominante.

A nome dei giovani (che hanno organizzato l’evento), Alfredo parla dell’invisibilizzazione delle persone e del fenomeno, della necessità di dare rilievo e rispetto alle minoranze. Ringrazia Omphalos per offrire uno spazio all’interno del quale sentirsi sicuro. Spiega le difficoltà delle persone che vivono una dimensione asessuale, demisessuale, omoromantica. Dalle sue parole traspare dolore per le opinioni giudicanti di quanti ti emarginano in quanto lontano dalla norma. Una ‘norma’ che è poi riconducibile alla percezione del sé, assunto a parametro universale.

Infine un rappresentante che porta le ragioni della transfobia, particolarmente colpita dalla condanna sociale e costretta ad operare all’interno di gruppi protetti, con storie che non escono dall’àmbito ristretto dei soggetti che attraversano questa esperienza. Dolorosa.

Problemi sul lavoro e una violenza quotidiana, ricordata nella giornata di novembre, dedicata alle vittime della transfobia.

Il coordinatore invita al dibattito, ma la platea non risponde: imbarazzo, timore di essere giudicati? Al che lo stesso riferisce (nella sua veste di infermiere) un’esperienza vissuta da una persona amica che doveva sottoporsi a una visita chirurgica. Il timore di intercettare lo sguardo giudicante del chirurgo (era capitato altre volte) la induceva a rinunciare. Finché, con la mediazione dell’amico, ha accettato di incontrare un chirurgo donna che ha fornito discrezione e rispetto a quel corpo “non conforme”.

Questo lo spirito che attraversava la sala: attenzione, rispetto, condivisione. Per riconoscerci creature fragili, ciascuna con la sua storia, ciascuna con le proprie peculiarità, briciole dell’universo. Ed è stata una lezione per tutti. Prossimo appuntamento domani sera, sempre al Meliès.

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