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INVIATO CITTADINO Concerto “Vienna, Vienna”. Tutto bene, ma la Marcia di Radetzky no, grazie

Parla, e dissente, lo storico del Risorgimento Gian Biagio Furiozzi

Mi scrive: “Caro Allegrini, ho letto il tuo bel resoconto del concerto di capodanno, tenuto a Perugia il 5 gennaio scorso al Teatro Morlacchi”.

Aggiunge: “È andato tutto bene, a parte la caduta di un fotografo nella buca dell'orchestra, che tra l'altro fu ideata da Wagner qualche anno prima della sua visita a Perugia”.

Apprezzamento per lo storico Direttore: “Il maestro Silivestro è molto bravo, e anche l'orchestra. Ma sarebbe stato tutto più bello se non fosse stata suonata la famigerata "Marcia di Radetzky", composta da Strauss senior dopo la vittoria del maresciallo austriaco contro l'esercito piemontese nella battaglia di Custoza del 1848”.

Il contesto storico: “Questa marcia venne tra l'altro adottata dalle bande musicali delle SS negli anni Trenta. Venne suonata a Vienna a partire dal 1939, quando Hitler occupò l'Austria e poi ripresa dopo la seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri”.

Perché no. “Ora, che la suonino gli austriaci va benissimo, ma che noi italiani dobbiamo scimmiottarli è il colmo”.

Il gran rifiuto di Indro. “Ricordo che Indro Montanelli si rifiutò di continuare ad ascoltare il concerto di capodanno viennese, trasmesso ogni anno anche in Italia, per protestare contro questa scelta”.

Il profilo morale e… professionale del famigerato maresciallo: “Radetzky, è il caso di ricordare, fu il fucilatore e l'impiccatore di tanti patrioti italiani, ed è un sacrilegio metterlo accanto al nostro Verdi, musicista risorgimentale per antonomasia”.

Conclusione, con un filo di autocritica: “Ma forse io ho la deformazione, e l’habitus mentis, dello specialista di Storia del Risorgimento e quindi dubito che il mio consiglio (e quello della buonanima di Montanelli) sarà recepito in futuro”.

Parole equilibrate e di buon senso.

Quello che mi sento di osservare (con Darwin) è che l’uso (e l’abuso) fa la funzione e l’abitudine ha una forza incomprimibile. Per dire che, ormai, quel pezzo è largamente entrato nel programma di tutte le formazioni bandistiche, spogliato completamente dei riferimenti di carattere storico-ideale. E la gente batte ritmicamente le mani non per esprimere consenso, ma per senso di partecipazione puramente musicale.

Ciò detto, caro Gian Biagio, tutti i sensi della mia stima umana e professionale.

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