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La rivoluzione conservatrice nella vita e nelle opere di Ernst Von Salomon nel libro di Antonio Chimisso "I soldati perduti"

Il volume raccoglie un saggio e due racconti inediti dello scrittore tedesco che descrivono l’epopea dei Freikorps

Ernst Von Salomon è stato cadetto prussiano, combattente nei Freikorps, giornalista, detenuto per reati politici e complotti, rivoluzionario conservatore, nazionalista, romanziere e, infine, pacifista. Non fu mai un politico, seduto sugli scranni del parlamento, preferendo sempre l’azione, il gesto dirompente in una realtà dicotomica, eternamente diviso tra guerra e pace.

Antonio Chimisso, autore de “I soldati perduti” (Oaks editrice) presentato con Domenico Tarantino presso Sud Osteria Popolare a Perugia, ha ripercorso la parabola umana dello scrittore tedesco e del furor intellettuale, politico, militare e di idee che ha attraversato la Germania tra le due guerre mondiali.

L’autore del volume, con una ricca introduzione e la pubblicazione dei due racconti del 1930, pubblicati in lavori collettivi curati da Franz Schauwecker, “L’assassinio” e “Senta”, oltre al saggio del 1953 scritto dopo aver riallacciato, dopo venti anni, i rapporti con Ernst Jünger (in Italia Von Salomon non ha avuto una grande fortuna editoriale) ha parlato del mondo giovanile del cadetto prussiano che si sgretola alla fine della Prima guerra mondiale, della rabbia e del dolore per la sconfitta e l’esilio del kaiser, del lutto mai accettato e riversato nella folle cavalcata dei Freikorps a Riga e in Slesia, della lotta politica che si fa guerra civile per le strade delle città tedesche, fino al ripiegamento interiore durante il nazismo, ma fatto proprio, ma che non gli eviterà la prigionia in un campo alleato, condito da violenze nei confronti della moglie, ebrea, e nei suoi confronti (perderà tutti i denti).

Chimisso ha parlato dell’idea di nazione e di guerra per Von Salomon, del concetto di nemico non tanto da sconfiggere, come vuole l’ideale cavalleresco e del samurai, ma da annientare, umiliare, da incasellare in categorie morali, da processare e annullare.

Una vita, quella dello scrittore, orientata alla fedeltà ai principi della sua educazione che di fronte alla nuova idea di guerra e di tecnologia applicata all’evento bellico, lo porta alla svolta pacifista, a partecipare a un congresso mondiale in Giappone nel 1961, pronunciando il discorso di chiusura. Toccante il racconto, che poi darà il titolo all’ultima sua opera, delle collane con gli origami con delle gru di carta che venivano fatte fare ai bambini condannati dalle radiazioni di Hiroshima e Nagasaki per distrarli dal loro destino. Ai bimbi veniva detto che se avessero raggiunto un certo numero di gru di carta sarebbero guariti, ma così non era. Un racconto ha il suo contraltare nella costruzione degli alberghi, le prime strutture sorte dopo la distruzione delle due città con la bomba atomica, per ospitare i turisti statunitensi che volevano visitare quella sorta di “ground zero” creato da loro stessi.

Ernst Von Salomon, che conobbe e collaborò con i maggiori intellettuali tedeschi, se ne andò nel 1972, nel corso di una tempesta notturna, in sintonia con quella che era stata la sua vita.

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