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Precari e senza diritti, l'appello della Cgil: "il 5 dicembre fermiamo l'Umbria contro Renzi"

Il sindacato è contrario al Job Act del Premier e alla cancellazione dell'articolo 18 e chiede a tutti i lavoratori di mandare un segnale forte a Roma. "Le politiche attuali hanno affossato l'Umbria vedi Ast, polo chimico e Merloni"

Un futuro da precari sempre che si abbia la fortuna di trovare uno straccio di lavoro? Per la Cgil dell'Umbria è sempre molto più probabile per gli umbri, se si continua sulla strada segnata dal Governo Renzi sul Job Act. Il sindacato dà anche alcuni numeri a sostegno della sua tesi umbra: nel secondo trimestre 2014 in Umbria solo l’8,9% dei rapporti di lavoro avviati lo sono stati con contratto a tempo indeterminato. L'eventuale cancellazione dell'articolo 18 e l'impoverimento dei diritti provocherebbe un ulteriore abbassamento dei contratti stabili.

"Inoltre, la legge di stabilità, che accetta le impostazioni di Confindustria e abbassa le tasse sulle imprese, senza riscontri occupazionali, così come impostata porterebbe ad un ulteriore taglio ai servizi sanitari, sociali e del trasporto pubblico locale. Per questo la CGIL dell’Umbria considera fondamentale aderire alla giornata di lotta di venerdì 5 dicembre, sottolineando la contrarietà alle politiche recessive del Governo per costruire uno sbocco alternativo, basato sul piano del lavoro, che chiuda la notte infinita della crisi".

Nelle iniziative che si svilupperanno il sindacato ha intenzione di mettere in evidenza la centralità della vertenza umbria che "è strettamente connessa alle politiche recessive del Governo che hanno una ricaduta rilevantissima sulla nostra regione, come testimoniano la vicenda centrale dell’Ast, quella del polo chimico, dell’accordo di programma della Antonio Merloni rimasto sulla carta e le altre 160 vertenze aperte nella nostra Regione".

Mario Bravi ha lanciato un appello a tutti i lavoratori, ai pensionati e ai giovani per fermare il 5 dicembre prossimo l'Umbria in tutti i luoghi di lavoro a partire dal pubblico impiego. Un fermare l'Umbria - secondo il segretario - per farla "ripartire, con un cambiamento vero, basato sulla dignità e la valorizzazione del lavoro".

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