pillole di scienza. suicidio: libera scelta o malattia?
Teramo, 18 novembre 2019: “Vivere non ha senso; non voglio fare un lavoro che non mi piace fino alla pensione e il sabato sera mi ubriaco con gli amici, sarei stato inutile alla società”. Queste le parole di un 19enne che si è suicidato pochi giorni fa lasciando in un video choc queste brevi parole.
Il suicidio è un fenomeno estremamente diffuso e complesso. Esso rappresenta una delle cause di morte in assoluto più frequenti: a livello mondiale costituisce la tredicesima causa di morte considerando le persone di tutte le età, mentre nei paesi occidentali è la seconda-terza causa di morte nei giovani e l’ottava-nona nei soggetti anziani. In quest’ultimi, pur non rappresentando una delle primissime cause di decesso per ovvie ragioni di deperimento fisico e comparsa di numerose possibili affezioni che l’avanzare dell’età comporta, il suicidio è molto più diffuso che nei giovani: tra gli anziani si registra il più elevato tasso di suicidi, pari a 11,3 su 100.000 abitanti negli over65, contro l’1,4 nei giovani under25 e il 6,1 per i giovani adulti tra i 25 e i 44 anni. Secondo le stime fornite dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il suicidio merita appieno d’essere considerato uno dei principali problemi di salute pubblica: ogni anno muoiono per suicidio circa 800.000 persone, alle quali si aggiungono le ben più numerose che ne tentano l’attuazione (secondo un rapporto tentativi di suicidio: suicidi pari in media a 10-20:1), e tutte quelle che secondariamente ne vengono sconvolte, in termini di perdita per suicidio di un proprio caro.
La complessità di questo fenomeno si riflette anzitutto nell’articolata varietà di condotte suicidarie a carattere più o meno letale, che vanno dall’ideazione suicidaria al suicidio vero e proprio, passando attraverso i comportamenti autolesivi e i cosiddetti tentamen.
Di un fenomeno così devastante nel tempo sono stati formulati diversi modelli teorici che ne hanno tentato un’interpretazione, ma non essendo stata ancora individuata una spiegazione chiara e universale si corre/assiste al rischio di procedere con deduzioni personali e poco aderenti alle conoscenze scientifiche raggiunte fino ad oggi.Innanzitutto va tenuto presente che il gesto suicidario origina dall’evoluzione distruttiva di una affezione mentale, in particolare si fa riferimento al disturbo depressivo, a quello borderline di personalità, a quelli da abuso di sostanze e ai disturbi dello spettro della schizofrenia. Conseguenza inevitabile di questa verità è il venir meno della possibilità di menzionare il libero arbitrio come elemento chiave dell’azione suicidaria, visto che la libertà di realizzazione personale e autodeterminazione costruttiva e valida subisce la distorsione indotta dalla psicopatologia.
In quest’ottica non trovano spazio neppure le considerazioni banali e superficiali di chi affronta e prende posizione sulla tematica appellandosi al concetto cristiano del doveroso “rispetto della vita”, di cui il suicida si farebbe beffa.
Altra falsa credenza, che viene ad essere così smentita, è che l’atto suicidario possa comparire improvvisamente e riguardare la vita di qualsiasi essere umano, anche quella di chi fino a un attimo prima godeva di una solida salute mentale, creando la diffusa sensazione condivisa che il suicidio sia completamente imprevedibile e totalmente inspiegabile. Sebbene sia reale la difficoltà di prevedere quando potrà concretizzarsi il gesto suicidario, è però sempre vero che c’è una sofferenza umana che trova altre manifestazioni, diverse a seconda della sottostante patologia mentale, che anticipano l’attuazione del gesto. Avvicinarsi a un percorso di cura all’emergere delle prime alterazioni psichiche può permettere l’interruzione della drammatica evoluzione verso l’atto suicidario.
Il programma del convegno, che si terrà il prossimo 13 dicembre (circa dalle ore 11 alle ore 13) presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Perugia, si articolerà sugli interventi di psichiatri, medici legali e medici urgentisti, con la comune intenzione di fare chiarezza e rispondere agli interrogativi di quanti, interessati all’argomento, abbiano davvero a cuore la salute mentale umana.
Programma del Convegno:
Video-intervista degli studenti
Media e cultura di massa:
Intervento degli studenti
Medicina:
Prof. Tortorella, psichiatra, direttore della Scuola di Specializzazione in Psichiatria - La definizione, l’epidemiologia ed i dati in Umbria
Dott.ssa Sneider, psichiatra e psicoterapeuta, coautrice di “Depressione. Quando non è solo tristezza” - La psicopatologia del suicidio
Dott.ssa Rapuano, medico specializzando in Medicina d’Emergenza-Urgenza - L’urgenza in Pronto Soccorso
Dott.ssa Vestri, psichiatra e psicoterapeuta del CSM-MVT e Dott.sa Meiattini, psicologa clinica USL Umbria 1 - La gestione sul territorio: il primo colloquio, il TSO ed il follow-up
Legislazione e società:
Prof. Lancia, medico legale - Il suicidio ed il suicidio assistito