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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

La situazione si complica: il 17% delle imprese rischia di finire in mano agli usurai. Serve liquidità e dilazionare i debiti: 3mila posti in bilico

"Dobbiamo fare uno sforzo straordinario per consentire alle aziende di continuare ad operare con sufficiente energia e una prospettiva per il futuro”.

E' preoccupante il dato che emerge da Confcommercio nel giorno della mobilitazione nazionale di Confcommercio “Legalità ci piace!”: il 17,7 per cento degli imprenditori è molto preoccupato per il rischio di esposizione a usura e racket. Il rischio, o al sensazione del rischio, aumenta soprattutto nei centro maggiori rispetto ai comuni medio-piccoli della Provincia di Perugia. "Fin dall’avvio dell’emergenza sanitaria - ha spiegato il presidente di Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni - il credito ha assunto un ruolo cruciale per assicurare la necessaria liquidità alle imprese: il discrimine tra mantenere l'attività delle imprese o chiuderla. Molte imprese, piccole o grandi, hanno avuto accesso nel 2020 a finanziamenti a tasso agevolato regionali o nazionali. L’emergenza però non è ancora finita. E a questa si sono ora aggiunti gli aumenti considerevoli dei costi aziendali, a cominciare da quelli energetici".

Ristorazione, piccolo commercio e alberghiero: sono le categorie a rischio usura o peggio ancora destinate a finire nelle spire delle mafie per spolparle e utilizzarle per il riciclo del denaro sporco. L’11% degli imprenditori - secondo l'analisi di Confcommercio - ha avuto notizia diretta di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività. Solo in Umbria sono a rischio oltre 3mila posti di lavoro tra dipendenti, artigiani e imprenditori. A fare male alle nostre imprese incidono anche l'abusivismo commerciale, l'abusivismo nella ristorazione, la contraffazione e il taccheggio. C'è forte necessità di aiutare le imprese ad accedere al credito e allo stesso tempo di garantire liquidità costante.

Da qui la proposta di Confcommercio rivolta alla Regione e al Governo: ""Un primo passo per consentire alle imprese di uscire da questa situazione potrebbe essere quello di una moratoria di un ulteriore anno nella restituzione del debito e un allungamento dei tempi per il rientro. Un appello che ci sentiamo di estendere anche al sistema bancario, per tutte quelle imprese che non sono riuscite ad accedere ai benefici del Mediocredito Centrale o dei bandi della Regione Umbria. Dobbiamo fare uno sforzo straordinario per consentire alle aziende di continuare ad operare con sufficiente energia e una prospettiva per il futuro”.

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