Per le piccole imprese umbre - nonostante la presunta ricetta miracolosa del Governo Monti - la situazione resta drammatica anche sul fronte dei consumi delle famiglie: il 2011 in Umbria si è chiuso con un -1,4% dato peggiore degli ultimi 5 anni (tutti chiusi in passivo).
I bilanci di famiglie e imprese se si vuole sperare in una ripresa economica devono essere alleggeriti dai balzelli. In caso contrario sarà recessione, ci saranno nuove chiusure di imprese e più disoccupazione. Questa l'analisi di Confesercenti dell'Umbria che ha poi spiegato come sulle piccole imprese, cuore economico della regione, si stanno concentrando gli sforzi maggiori per il presunto Salva-Italia.
Da uno studio di Confesercenti sulle ricadute fiscali degli ultimi provvedimenti si ricava che un piccolo imprenditore (fatturato 50 mila euro, con un locale di 100 mq.) dovrà sopportare un onere aggiuntivo annuo fra i 3530 euro e i 5180 a seconda del luogo dove opera. Questa sì "una paccata di soldi" conseguenza dell’aumento dei contributi sociali (450 euro nel 2012 e 1200 nel 2018), dei costi amministrativi conseguenti l’uscita dal regime dei minimi che riguarda 500 mila situazioni (1500 euro), dell’aumento ormai prossimo dell’Imu, della nuova tassa dei rifiuti (30 euro) e del mancato trasferimento sui prezzi di metà dell’aumento dell’Iva (850 euro).
L’arrivo anticipato dell’IMU penalizzerà ulteriormente gli immobili strumentali delle PMI, come anche gli immobili posseduti da società di capitali, in virtù dell’aumento della base imponibile per immobili classificati come negozi e botteghe e l’aumento dell’aliquota base (a 7,6 per mille, contro la vecchia ICI di 6,4 per mille).
A queste maggiorazioni di spesa si aggiungerà, dal 2013, anche la rivisitazione della tassazione comunale sui rifiuti, da cui si attende un aumento di gettito stimato di circa 13.000.000 l’anno che graverà in larga parte sui locali adibiti a esercizi commerciali e laboratori artigianali.