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E' fuori controllo il fenomeno dei cinghiali, Coldiretti: "Si stima oltre 100mila. Le aziende rischiano di chiudere"

Presentato pacchetto di proposte per arginare questa piaga e allo stesso tempo tutelare territorio ed economia

La pandemia, con i suoi blocchi sociali, piace soltanto ai cinghiali di casa nostra che si sono riprodotti ulteriormente e hanno provocato in doppio-triplo degli anni passati per la disperazione degli agricoltori. Un doppio danno economico che rischia di essere letale per questa categoria che non a caso, tramite Coldiretti, ha chiesto di lanciare un piano su base regionale per arginare i danni provocati dai selvatici. Il presidente di Coldiretti Umbria Albano Agabiti, nella conferenza stampa organizzata stamane dall’Organizzazione agricola, ha illustrato il Manifesto “Tuteliamo territorio e imprese” contenente proposte e richieste per gli amministratori e i decisori politici umbri, per contribuire ad arginare in modo efficace questa piaga.

Il manifesto sarà consegnato alla Presidente della Giunta regionale, al Presidente dell’Assemblea Legislativa, ai Prefetti, agli Assessori regionali all’Agricoltura e alla Sanità, ai Sindaci, ai Parlamentari umbri, ai Presidenti di Provincia e ad altri esponenti istituzionali. All’interno del manifesto richieste misure straordinarie e ordinarie.

Tra le prime, l’adozione di un piano di controllo della specie cinghiale, che preveda l’utilizzo di ogni strumento possibile; inoltre, la possibilità per l’agricoltore in possesso di licenza, di intervenire direttamente o allestire trappole idonee alla cattura di cinghiali che si trovano all’interno del proprio fondo, previa comunicazione agli organi preposti senza il rispetto del termine previsto. Tra quelle ordinarie, la richiesta alla Regione di un tavolo permanente che avanzi nel termine massimo di due mesi proposte condivise sui seguenti temi: censimento della specie; definizione delle aree non vocate alla presenza del cinghiale e piani di controllo specifici; pubblicazione dei dati; maggior coinvolgimento degli Enti gestori delle aree naturali protette; costruzione di un sistema snello per la commercializzazione della carne degli ungulati; contributi concreti e proporzionati agli agricoltori, per l’acquisto di reti elettrificate; rivisitazione e modifica del sistema di accertamento dei danni ed indennizzo. 

"Specie in questo tempo di pandemia - ha affermato Agabiti - occorre moltiplicare gli sforzi per arrestare l’incontrollata proliferazione degli animali selvatici, in particolare dei cinghiali, il cui numero in Umbria si stima abbia superato abbondantemente i 100mila esemplari e su cui neanche la pur positiva proroga del calendario venatorio per gli ungulati fino al 31 gennaio potrà sortire incisivi effetti. Un numero insostenibile - aggiunge Agabiti - che mette a rischio oltre all’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali, la biodiversità e la stessa presenza degli agricoltori soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico".

"Se la modifica della legge nazionale in materia è fondamentale - ha concluso Agabiti - occorre anche un rinnovato e forte impegno a livello regionale, anche sul funzionamento e gestione degli Atc. Oltre al danno diretto per le imprese agricole che vedono i propri redditi in caduta e spesso non segnalano nemmeno più i danni, c’è da tener conto del peso sociale che le devastazioni producono, con evidente dispendio di risorse pubbliche. Gli eventuali indennizzi - ha concluso Agabiti - debbono essere commisurati al danno effettivo, con riscontri  tempestivi e risorse sufficienti".

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