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Cgil Fiom: "in Umbria il settore metalmeccanico è in criticità più che mai"

Tra cassa integrazione, stipendi non pagati e chiusure, il settore metalmeccanico umbro sta con l'acqua alla gola, e almeno per il 70% delle aziende è quasi al punto di non ritorno. Forte l'appello di Fiom Cgil che sabato scenderà in piazza a Roma

"Cinque anni fa ci avevano detto che la crisi non c'era o che era superata, oggi siamo qui a tracciare un bilancio drammatico per il settore metalmeccanico, che nella nostra regione subisce ancora più duramente gli effetti della crisi".

La Fiom Cgil si prepara anche in Umbria alla grande manifestazione di sabato 18 maggio a Roma, alla quale parteciperanno centinaia di tute blu da tutta la regione (ad oggi sono 7 i pullman in partenza, ma si conta di arrivare almeno a 10). E lo fa ricostruendo, in una conferenza stampa dei segretari generali di Perugia e Terni, Maurizio Maurizi e Claudio Cipolla, una situazione di crisi diffusa sul territorio, sempre più difficile da gestire.

"La crisi è stata finora affrontata con gli ammortizzatori sociali - ha spiegato Maurizi - ma ora siamo arrivati al limite, quelli ordinari si stanno esaurendo o sono già esauriti, mentre su quelli in deroga permane l'incertezza, anche se venerdì il governo dovrebbe procedere al rifinanziamento".

Ma al di là della scottante questione delle risorse per la cassa integrazione, il vero problema per la Fiom resta quello di ricostruire il lavoro. Il quadro di insieme in Umbria è infatti critico. In provincia di Perugia preoccupa soprattutto il settore dell'automotive, con importanti realtà come la Proma di Umbertide, la Ims e la Isotta Fraschini di Spoleto che vivono difficoltà di vario genere. Pesa la mancanza di investimenti, in particolare da parte di Fiat, che aveva promesso 20 miliardi di euro nel suo piano per l'Italia e che invece ne ha messi sul piatto appena 2. Per Ims in particolare, che è in concordato preventivo, c'è l'assoluta esigenza di individuare soluzioni che possano dare continuità all'attività produttiva ed evitare la dispersione del patrimonio occupazionale.

Ma più in generale, circa il 70% delle imprese metalmeccaniche umbre sta vivendo difficoltà di varia natura, spiega la Fiom. C'è chi ricorre agli ammortizzatori, come la Trafomec di Tavernelle e l'Eurotrafo di Fabro, dove due terzi dei dipendenti è attualmente fuori dall'azienda, e chi invece vive gravi problematiche di carattere finanziario e fa fatica anche a pagare gli stipendi: tra i casi più clamorosi c'è ad esempio la Arietana di Montone, in ritardo di 4 mesi. Senza dimenticare una grande vertenza, tutt'altro che conclusa: quella dell'ex Antonio Merloni di Nocera Umbra, sul cui futuro con Gp Industries restano ancora molti punti interrogativi.

"Chiediamo certezza sui tempi della vendita, la difesa dell'unitarietà del sito e di conoscere al più presto il piano industriale, per poter così dare il nostro giudizio - ha spiegato Cipolla - Al governo diciamo che deve difendere in Europa le produzioni italiane di eccellenza e tra queste c'è certamente anche Ast".

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