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Autunno freddo, gli stipendi dei dipendenti dimezzati dalla crisi. La proposta di Cna per aumentarli: "Non arrivano alla fine del mese"

Su un salario netto di 1500 euro l'impresa, tra tasse e balzi, l'azienda ne versa al mese qualcosa come 3500 euro

Gli stipendi umbri di personale dipendente, operai-tecnici-amministrativi, sono stati ulteriormente fagocitati, come potere di acquisto, dalle bollette-killer e dall'inflazione. Un monoreddito ormai non arriva a fine mese se è anche in affitto o paga una rata di un mutuo. Alcune aziende vanno incontro ai salari dimezzati con bonus benzina, economici e anche l'introduzione dei buoni pasto. Ma non tutti hanno liquidità e non tutti se la passano bene. Ne sanno qualcosa dalla Cna che tutti i giorni ascoltano il grido di allarme per l'autunno imminente dei propri soci. Su un salario netto di 1500 euro l'impresa, tra tasse e balzi, l'azienda ne versa al mese qualcosa come 3500 euro. Praticamente la prestazione del dipendente viene superata dal costo del lavoro. Da qui la proposta che dall'Umbria va in direzione del Governo nazionale che verrà: detassare immediatamente al 100% gli aumenti salariali che superino i minimi previsti dalla contrattazione nazionale.

"Molte imprese - spiega Giannelli di Cna - sarebbero disposte a farlo, sia per andare incontro alle difficoltà dei propri dipendenti con i quali lavorano fianco a fianco ogni giorno, sia per attrarre quella manodopera specializzata che tanto servirebbe, ma che si fa molta fatica a reperire.” Sostenere il salario dei lavoratori aiuterà anche alle imprese nella ricerca, spesso a vuoto, di profili professionali adeguati alle proprie esigenze.

"Se si introducesse questa riforma - ha concluso Giannelli -  molte imprese si muoverebbero immediatamente, alcune perché capiscono che molti dipendenti stanno facendo fatica ad arrivare alla fine del mese, altre per trovare forza lavoro specializzata. Una riforma che naturalmente andrebbe inserita all’interno di un progetto più ampio di rafforzamento della contrattazione nazionale, che privilegi le associazioni datoriali e i sindacati dei lavoratori effettivamente più rappresentativi. Anche perché – ribadisce a conclusione Giannangeli – non comporterebbe alcun costo per lo Stato.”

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