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L'Umbria al bivio: o inverte la rotta o crolla. Il direttore Coco (Aur): "Rischiamo di perdere 100mila abitanti"

L'editoriale-studio del direttore dell'Agenzia Umbria Ricerche, ente collegato alla Regione Umbria. Pubblichiamo la parte di un allarme che deve essere ascoltato. Il tracollo negli ultimi 10 anni. Senza giovani e cervelli... non può esserci un futuro

Due giorni fa il dossier di Banca d'Italia aveva dimostrato come l'economia dell'Umbria seguisse un andamento da economia da regione del sud Italia a riguardo della crescita, della produzine - nonostante la ripresa delle regioni del Centro e del Nord del Paese -, dell'occupazione e del risparmio (da 5 anni sono azzerati i nuovi conferimenti in banca). Oggi arriva uno studio-editoriale forse ancora più allarmante dato che arriva direttamente dall'Agenza Umbra Rcerche, un ente della nostra Regione dell'Umbria. Il direttore Giuseppe Coco senza giri di parole di una fragilità in tutti i settori che è diventata una costante.  "La solidità di ieri si è trasferita da qualche altra parte”. 

Questa è la conclusione del suo studio che abbiamo deciso di dividere in due parti (domani pubblicheremo la seconda) per meglio far capire al cittadino umbro come siamo messi realmente e come le amministrazioni regionali negli ultimi 10-15 anni non sono riuscite a creare i presupposti di un nuovo progetto di vita e di lavoro in Umbria all'altezza dei mercati e nel nuovo mondo post-crisi (dal 2016 in poi). Abbiamo navigato a vista, lentamente, pensando a tirare a campare e ora ci troviamo nella palude. E la giunta regionale Marini, in regia negli ultimi 10 anni, non c'è più e tra ottobre e novembre si aprirà un nuovo capitolo della nostra storia. Ma c'è un progetto vero in campo? Difficile dirlo ad oggi. Servono gli Stati Generali dell'Umbria... la politica, il mondo del lavoro, l'Università e sindacati per mettere insieme un progetto valido per i prossimo 20 anni. 

Che l'Umbria ha forse gli anni contati, se non inverte la rotta e se non torna a pensare, lo ribadisce il direttore dell'Aur - ribadiamo agenzia della Regione Umbria - Giuseppe Coco: "Nel 2008 ci siamo trovati di fronte ad un punto di torsione del sistema che ha fatto crollare molte delle certezze via via conquistate negli anni. E l’Umbria non è stata immune da questo punto di torsione. Anzi, sembra faticare più di molte altre regioni a imboccare la strada della ripresa". Da questa premessa il direttore passa ad un argomento fondamentale per la sopravvivenza dell'Umbria ma che è fortemente ignorato da chi ci ha governato fino ad ora: quello della demografia collegato alla natalità e all'attrazione di forza lavoro e cervelli dal resto del Paese e di Europa. 

Intorno al 2005 tutti gli indicatori portavano ad una previsione eccezionale per la nostra regione: un milione di abitanti. E' stato un sogno durato poco. Lo spiega il direttore Coco: "Sotto un profilo demografico, nel periodo 2001-10 si è assistito ad una significativa crescita della popolazione. Successivamente, si rileva una tendenza inversa che, in prospettiva, se continuasse, potrebbe portare entro il 2050 alla scomparsa di un numero di abitanti pari ad una città del calibro di Terni. Questo non è un gran trend. È, anzi, un serio elemento di preoccupazione, in quanto può risultare molto difficile riuscire ad impostare strategie di sviluppo economico se diminuiscono le persone in età lavorativa e aumentano gli anziani".

Rischiamo con questo ritmo, con questa fame di lavoro, con questo scoramento dei giovani tra i 20 e 40 anni, di perdere 50 mila abitanti in 15 anni e addirittura 100mila in 30 anni. Questo tutto a discapito delle città di provincia. Interi centri scompariranno e quelli che oggi stanno intorno ai 15-20mila abitanti dimezzeranno gli abitanti e diventeranno paesi con età elevata. La spesa pubblica e il welfare avranno un impennata di costi ma con quali risorse interne se la regione sarà ridotta alla metà di un quartiere di Roma. Ecco che serve una svolta; non tanto politica ma di cervelli e di progetti. Bisogna fare presto prima che tutti i nostri amici e figli emigreranno e tanti paesi dell'Alta Umbria della Valnerina, del ternano e della Media Valle del Tevere diventeranno fantasmi. Dal 2010 al 2018, in otto anni, abbiamo perso 21mila abitanti. La media delle nascite 1,2 figlia a nucleo familiare; la terza più bassa d'Italia. 

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