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Stupro di Natale, la Cassazione conferma i 7 anni per l'aggressore di una giovane dopo la discoteca

Condanna anche all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. I difensori di parte civile: "Messa la parola fine ad un incubo"

Sette anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici. La Cassazione ha confermato la condanna emessa dalla Corte d’appello di Perugia nei confronti di M. C. di 34 anni, processato per violenza sessuale reiterata e lesioni personali in danno di una giovane perugina la notte tra il 23 e il 24 dicembre del 2011 a Corciano.

Il giovane era stato arrestato la mattina del 24 dicembre dalla squadra mobile di Perugia chiamata in ospedale per una ragazza aggredita e violentata. Secondo quanto ricostruito la giovane, difeso dagli avvocati Franco Coppi e Alessandro Ricci, aveva incontrato il ragazzo durante un aperitivo. Poi la sera stessa lo aveva rivisto nel locale in cui lei lavorava come ragazza immagine. Alla chiusura del locale lui le aveva proposto di andare in un altro bar. Invece una volta in macchina si sarebbe diretto in un posto appartato a Taverne di Corciano, picchiandola e abusando di lei.

Secondo il racconto della ragazza il giovane sarebbe sceso e aprendo il bagagliaio le avrebbe detto: “Vieni, ti faccio vedere una cosa e ci divertiamo”. E, invece, afferratala per la testa l’avrebbe picchiata violentemente, per poi provare ad abusare di lei una prima volta. La ragazza aveva provato a fuggire, ma era stata raggiunta, riportata in auto e di nuovo colpita con due pugni, procurandole la rottura del setto nasale e dello zigomo. Lei, a quel punto, lo implorava di non farle del male: “Ti prego, non mi ammazzare”. Lui l’avrebbe trascinata fuori dalla vettura, picchiata ancora, sbattuta sul cofano della macchina e abusata sotto minaccia: “Se lo racconti, t’ammazzo”. Alla fine, il suo stupratore si convince a riportarla al locale, lasciandola all’inizio della strada che porta al discopub dove la giovane lavorava come ragazza immagine.

Da questo caso è nato il progetto “Difesa Legittima Sicura” coordinato dall’avvocato Roberto Paradisi del foro di Ancona, che rappresentava insieme all’avvocato Matteo Giambartolomei la vittima e i genitori costituiti parte civile. Nel ricostruire la vicenda i difensori hanno parlato scenari da “Arancia Meccanica”, chiedendo la conferma integrale della sentenza di appello sostenendo l’infondatezza delle ragioni del ricorso dell’imputato.

“Abbiamo avuto fiducia nella giustizia sempre, nonostante la paura reale di una possibile maturazione dei termini di prescrizione viste le difficoltà iniziali a costituire stabilmente il collegio giudicante. Oggi si mette la parole fine a questa dolorosissima vicenda, rimbalzata più volte per l'efferatezza del crimine, nelle cronache nazionali – scrivono in una nota congiunta i due legali - La Cassazione ha rigettato il ricorso dell'imputato in cui si era cercato di minare la credibilità della ragazza ritenuta invece da tutti i giudici totalmente affidabile e coerente nel racconto. La difesa di parte civile ha sottolineato inoltre, davanti agli ermellini, i tantissimi riscontri testimoniali e documentali che hanno confermato la versione della ragazza e dimostrato la totale inaffidabilità della versione inverosimile dell'imputato. Oggi questa sentenza è un punto di arrivo ma anche di rinnovato impegno. Proprio questa vicenda, che abbiamo seguito dal primo momento, ci ha portato alla ideazione del progetto ‘Difesa Legittima Sicura’, progetto a cui ha aderito la nostra giovane assistita, e che mette insieme in tutta Italia avvocati penalisti e palestre di arti marziali (giù quattro scuole hanno aderito solo a Perugia) in una rete di difesa integrata e concreta delle donne contro ogni violenza”.

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