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Cronaca Gubbio

Esplosione di Gubbio, il perito: "Stanze sature di gas propano, deflagrazione inevitabile"

Sentito un professore universitario di chimica: carente il sistema di aerazione e personale assunto come bracciante

L’esplosione alla “Greengenetics” di Gubbio del 7 maggio 2021 era inevitabile a causa dell’alta quantità di pentano che aveva saturato i locali per la lavorazione della cannabis. Ad innescare la deflagrazione sarebbe bastato premere il pulsante della luce oppure una scintilla provocata dal tacco di una scarpa sul pavimento.

È quanto ha sostenuto Aldo Romani, chimico, docente dell’Università di Perugia, chiamato come perito in Corte d’assise per chiarire come sia avvenuta l’esplosione che ha provocato la morte di Samuele Cuffaro ed Elisabetta Innocenti e il grave ferimento di altri due dipendenti nella struttura in cui si lavorava la cannabis per renderla un prodotto commerciale e autorizzato. Il professore ha spiegato come il pentano utilizzato nella lavorazione della cannabis avesse saturato l’ambiente, addensandosi in basso per via del peso specifico del gas, in combinazione con un inadeguato impianto di aerazione posto in alto e con un uso non corretto delle lavatrici a ultrasuoni utilizzate nel trattamento.

Nel corso dell’udienza a carico dei cinque imputati, cioè i datori di lavoro delle vittime e il proprietario dello stabile sono emerse anche altre carenze in merito alla sicurezza nel laboratorio. Non risultano, infatti, le richieste di autorizzazione all’Arpa inerenti la valutazione della natura dei vapori sprigionati nella lavorazione, mentre i dipendenti risulterebbero assunti come braccianti agricoli e, quindi, senza formazione specifica sulla lavorazione del prodotto e sulla sicurezza.

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Luca Maori, Monica Bisio, Gervasio Paolo Cicoria e Donato Bugno. I familiari del giovane Samuel Cuffaro, morto nell’esplosione, si sono affidati all’avvocato Ubaldo Minelli. I due giovani rimasti feriti e i familiari della seconda vittima sono assistiti dagli avvocati Francesca Pieri, Mario Monacelli e Marco Luigi Marchetti.

Il processo è stato rinviato a marzo per sentire ulteriori testimoni, consulenti e periti.

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