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Cronaca

Tunisia contro Salvini, ma nel 2011 Boccali denunciò: "Probabile rete per invio manovalanza criminale"

Il rischio infiltrazioni tra i migranti onesti e disperati è un fatto che l'ex sindaco Pd aveva scritto direttamente all'ambasciatore italiano: stroncare "la centrale direttamente dall'origine"

Al netto delle ideologie e del solito tifo politico, ma siamo sicuri che l'analisi del Ministro Salvini sulla presenza di criminali sui barconi diretti in Italia dalla Tunisia sia soltanto una panzana, o peggio ancora un'affermazione buttata lì per alimentare xenofobia e razzismo? Certo, i toni e le parole utilizzate dal Ministro possono far passare in secondo piano la libera analisi su "Tunisia-migranti-infiltrati-criminali", ma è fortissimo il sospetto della presenza reale di una organizzazione - ovviamente non guidata o protetta dal Governo Tunisino - che inquini la disperata fuga sui barconi dei migranti tunisini.

Lasciate perdere Roma, con le sue battaglie politiche da tutti contro tutti, o i tifosi del segretario della Lega. Soffermiamoci sulla storia e sul presente della nostra Perugia ed ecco che, dati e lettere alla mano, viene fuori che già dal 2011 - quando i clan delle spaccio dominavano la città e per tutti Perugia era Scampia - si parlava e si scriveva di una mafia tunisina che spediva via barcone la manodopera dello spaccio direttamente a Perugia con tanto di indicazioni e luoghi sicuri per l'accoglienza. Le forze dell'ordine stavano analizzando il fenomeno e l'allora sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali, cercava di fronteggiare una questione sicurezza diventata rovente e che le minoranze stavano calvancando quotidianamente.

Boccali, dopo aver studiato il dossier su spaccio-clan tunisini-infiltrazioni, ha preso carta e penna ed ha inviato una lettera all'ambasciatore della tunisia in Italia. E nella missiva, con parole diverse e con una cultura politica diversa, Boccali conferma quello che ha detto più duramente Salvini: "La comunità tunisina  - scrive Boccali - è numerosa e ben radicata. Nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di persone che vivono con decoro, stimate e benvolute, che lavorano e fanno studiare i loro figli (...) Ma a Perugia si è stabilita una organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, con gravi effetti su una realtà urbana che ha sempre fatto della qualità della vita il suo tratto distintivo. La quasi totalità degli spacciatori fermati dalle forze dell’ ordine è di nazionalità tunisina".

Boccali scrive chiaramente che la manodopera arriva direttamente dagli sbarchi: "Alcuni di loro soltanto pochi giorni prima di essere arrestati a Perugia risultavano sbarcati a Lampedusa o altre località dell’ Italia meridionale". Seppur con qualche dubbio nella lettera viene scritto a chiare lettere che c'è una organizzazione criminale: "E’ molto probabile dunque che operi una vera e propria centrale tra Tunisia e Italia, e che sia essa ad organizzare questo flusso continuo di manovalanza criminale”.

Da qui, la richiesta del sindaco all’Ambasciatore: "Aiutarci, tramite il Suo governo e le forze di Polizia, affinché si trovino gli idonei strumenti per stroncare all’ origine questo fenomeno malavitoso. E’ nell’interesse della nostra città nel suo complesso, ma lo è anche della comunità tunisina e delle persone oneste e laboriose che la costituiscono".

Boccali conclude il suo testo, dicendosi pronto ad incontrare l’Ambasciatore, sia a Roma, presso l’Ambasciata tunisina, sia a Perugia. Sette anni dopo possiamo dire che i clan a Perugia sono stati dimezzati ma detengono ancora una buona quota dello spaccio a Perugia, ma molti pusher si sono trasferiti in altre realtà come Livorno, Bologna e Ancona come riferito dalla Squadra Mobile in diverse conferenze stampa. E' lecito pensare che la presunta organizzazione criminale che inquina gli sbarchi dei migrandi onesti sia ancora operante. E va debellata. Questi sono i fatti. Forse il Governo tusino più che indignarsi dovrebbe dare vita ad una propria commissione di inchiesta. 

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