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Cronaca

Omicidio Castello, gli psichiatri: "Federico incapace di intendere e di volere"

A questo punto per il 20enne si apre un nuovo scenario processuale: ai sensi dell'articolo 85 c.p.c. potrebbe infatti non essere processato

Federico Bigotti era incapace di intendere e di volere quando ha commesso il fatto. Per gli psichiatri che hanno effettuato la perizia, il giovane quel maledetto 28 dicembre avrebbe ucciso la madre Anna Maria Cenciarini nella loro abitazione senza essere in sé. A questo punto per il 20enne si apre un nuovo scenario processuale: ai sensi dell'articolo 85 c.p.c. potrebbe infatti non essere processato, proprio perché qualora venga ravvisata una incapacità del soggetto non lo si può ritenere responsabili del delitto. Il ragazzo, difeso da Vincenzo Bochicchio e Francesco Areni, dopo mesi di silenzio aveva deciso di iniziare a collaborare porprio con i due psichiatri che lo hanno seguito in questi giorni emettendo la perizia opo due mesi.

Sin dopo i primi giorni del delitto si era reso necessario per lui il trasferimento in un carcere specializzato. Federico Bigotti, sin dai primi giorni di reclusione a Capanne, non sarebbe infatti stato in grado di rapportarsi con le persone che lo circondavano, perché forse in stato di shock.

La versione del giovane - Secondo la versione fornita da Federico Bigotti ai carabinieri e ai familiari accorsi in casa, dove era solo con la madre, la donna si sarebbe colpita da sola con un coltello mentre era in cucina. La versione del ragazzo, però, non venne sin da subito ritenuta credibile dagli inquirenti, secondo i quali Anna Maria Cenciarini venne stata uccisa dal figlio al termine di una lite, colpita da una decina di coltellate. E come accertato dall’autopsia sul corpo della donna, alcune di queste sarebbero state sferrate al collo mentre il giovane si trovava alle sue spalle.

Aggravanti – Dal capo di imputazione emerge ancora di più. Le aggravanti contestate a Federico sono, infatti, quelle della crudeltà, dell'avere agito per futili motivi, dell'avere agito contro la madre e del aver commesso il fatto in uno stato di maltrattamenti. Quest'ultima aggravante è stata ravvisata a seguito delle dichiarazioni rese dai parenti stretti, immediatamente dopo l'accaduto.


 


 


 

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