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Corsa contro il tempo per il restauro della Fontana Maggiore: il bilancio sui lavori

La domanda ricorrente, specie in questo periodo, suona "Ce la faremo per Natale? Il termine per la riconsegna è scaduto da un pezzo". "Finire prima di Natale? Si se...."

I lavori alla Fontana di Piazza volgono alla conclusione. Adesso, dopo averli raschiati col bisturi, i restauratori stanno spalmando del liquido protettivo sopra gli animali dalle cui bocche fuoriesce un getto continuo d’acqua. Questa bocche s’intasano spesso di penne di piccioni e materiali vari. I fontanieri del Comune le puliscono abitualmente, passandoci un tubo di plastica e un getto d’acqua. Ma gli specialisti hanno curato una pulizia integrale, interna ed esterna. I perugini li chiamano “docci” e non sembri termine inappropriato, poiché deriva dal latino “ductus” che sta per “conduttura”, ossia “bocca d’uscita”.

Un trattamento analogo lo hanno fatto nell’alzata centrale a conca bronzea: raschiata e protetta. Mentre il procedimento è stato ben diverso sulle Ninfe, modellate da Giovanni Pisano: lì il lavoro è stato più semplice in quanto – come è bene ricordare – quelle lì all’aperto sono perfette riproduzioni in vetroresina, mentre gli originali stanno in Galleria Nazionale.

Ma la domanda ricorrente, specie in questo periodo, suona “Ce la faremo per Natale? Il termine per la riconsegna è scaduto da un pezzo”. “Finire prima di Natale? Ci contiamo, sempre che il tempo ci assista!”. L’ostacolo è costituito dall’impermeabilizzazione delle due vasche: una vera neverending story.

Ma la colpa non è certo degli esperti della Coobec, che sono al lavoro con assoluta continuità. “Il fatto è – spiega uno di loro – che l’apposizione della guaina impermeabilizzante richiede una base asciutta. Farlo con le attuali condizioni climatiche, se continua a piovere o a dominare questa umidità, sarebbe un lavoro che non tiene. E noi, che ci mettiamo la faccia, potremmo rimetterci la reputazione”.

È vero che una delle ragioni di fondo dell’intervento risiede proprio nelle consistenti perdite del bacino inferiore, con fuoriuscite di acqua che arrivavano fino alle scale dei Notari. Dunque, è ancora da risolvere il principe dei problemi. Intanto – e questo va riconosciuto come merito – i solerti restauratori non sono stati con le mani in mano, ma hanno fatto anche qualcosa di ulteriore (“a gràtise”), rispetto a quello che prevedeva il contratto.

Uno dei lavori fuori quota è stata la ripulitura dal calcare che rivestiva i colonnini di sostegno della vasca superiore. Il segno era costituito dal livello dell’acqua che, a forza di permanere a contatto col travertino, vi aveva depositato una consistente carica di carbonato di calcio. In attesa di concludere l’intervento, gli addetti Coobec hanno voluto fare questo ulteriore regalo alla città e al monumento antologico della cultura medievale, intriso di simboli identitari: dall’immagine di Augusta Perusia al mitico fondatore Euliste, da Ercolano al Chierico traditore, dal Trasimeno a San Lorenzo. Per ricordarci da dove veniamo.

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