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Cronaca

Fontana Maggiore, quel doccio equino che si è staccato, ora è custodito in cassaforte dalla Municipale

Il nostro inviato cittadino fornisce ulteriori particolari sui cedimenti avvenuti alla Fontana Simbolo di Perugia. Tutto quello che c'è da sapere

Quel doccio equino che nessuno vuole. È custodito nella cassaforte della polizia municipale di Palazzo dei Priori. In attesa di un restauro che verrà chissà quando. Chiamarla protome fa più fino, ma allora, nel caso di altri docci si dovrebbe dire “protome suina/ taurina” e via animaleggiando. L’Inviato Cittadino preferisce chiamarla “doccio”, termine apparentemente dialettale che si rifàal “ductus” latino. O anche a dŭctium «condotto», dal latino tardo “aquaeductium”. Ossia “conduttura”, ché tale è: in quanto, attraverso un tubicino d’imbocco, “conduce” l’acqua dalla vasca superiore a quella inferiore.

Ma, questioni lessicologiche a parte, quel doccio, o protome, è caduto. Non certo per un sabotaggio o atto vandalico. Fino a prova contraria, chi commette un sacrilegio del genere si porta via il “trofeo”. Che, in questo caso, avendo oltre sette secoli di vita, assume rilevanza non solo storico-artistica, ma anche economica. E anche l’ipotesi del danno dovuto al ghiaccio non sta in piedi. È infatti notorio il fatto che, all’approssimarsi della stagione invernale, il Comune provvede a interrompere l’erogazione dell’acqua in tutte le fontane pubbliche, e in special modo alla Fontana di Piazza. E dunque non si può riferire la colpa del danno a un ghiaccio che non poteva formarsi, mancando l’acqua.

E poi è il caso di ricordare che sono diversi altri i docci in predicato di caduta. Basta prenderne visione con un piccolo tele: ossidazioni, cretti, materiale lapideo disomogeneo, stuccature saltate. Insomma. Ce ne sono diversi piuttosto ballerini. A preannunciare fenomeni simili in un futuro non lontano. Dal che si deduce che è ora di procedere a un corposo restauro. Anzi: l’ora è suonata da un pezzo.

Quanto all’orario della caduta. La caduta non è avvenuta “nel cuore della notte”, come affermato da qualcuno. Ma molto prima: lo attesta una relazione di servizio stilata intorno alle 23. Orario in cui non si vedeva più il doccio, ma il buco. Con grande costernazione della sensibile persona che se n’è accorta, provando un tuffo al cuore. La conosco e so bene quanto ami la città. 

Fatta la segnalazione, parecchie ore dopo si è pensato bene di andare a raccogliere il prezioso manufatto (e il cavallino era a terra, a filo sotto il punto di rottura).

Quindi qualche telefonata. Prima di tutto alla Soprintendenza, per consegnarlo. Ma la risposta suona: non abbiamo dove metterlo. Tenetevelo voi. Peraltro la Fontana è un bene appartenente al Comune e sta a lui conservarlo.

Allora lo si mette in sicurezza: sotto chiave in cassaforte. Dove? In Corpo di Guardia, dentro il palazzo comunale. In attesa di che? Si dice “del restauro”. Quando lo si farà? Questo resta per ora indeterminato. Dicono che si dovrà prima trovare un restauratore del metallo. Altra sonora sciocchezza. Difatti il cavallino bronzeo è assolutamente intatto. Cosa, peraltro, ragionevole. Avendo fatto un salto di poco più di un metro, finendo sulla coibentazione della vasca. Ma sarebbe rimasto intatto, anche se fosse caduto sulla pietra, data la diversa consistenza dei materiali. Dunque non è il cavallino a dover essere restaurato, ma l’attacco. Quindi occorre un esperto che risarcisca, reinserisca, stucchi il manufatto nella posizione originaria. Rendendo solidali la pietra e il metallo.

Ma il Comune che fa? Si affida, ragionevolmente, alla Soprintendenza che dovrà individuare un restauratore accreditato (della pietra, non del metallo).
Entro quale termine per l’intervento? Questo, per ora, non è dato sapere. C’è da temere che passeranno dei mesi prima che torni al suo posto il cavallino, forse fuso da quello stesso Rosso che ha realizzato la Coppa con sopra le portatrici d’acqua. E intanto, per gli altri animali? C’è solo da sperare che stiano su per un altro po’.
 

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