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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Gubbio

Esplosione nel laboratorio di cannabis light: in cinque davanti al giudice per omicidio e lesioni

L'udienza preliminare per la tragedia di Gubbio, in cui morirono due persone e altre due rimasero ferite gravemente, è stata fissata per il 20 ottobre

L’udienza preliminare per l'esplosione e incendio nell’azienda che produceva cannabis light a Gubbio il 7 maggio del 2021 in cui persero la vita due persone si svolgerà il 20 ottobre davanti al gup Angela Avila.

Per la morte di due dipendenti e il ferimento grave di altri due, sono cinque gli indagati, difesi dagli avvocati Luca Maori, Monica Bisio, Gervasio Paolo Cicoria e Donato Bugno. I familiari del giovane Samuel Cuffaro, morto nell’esplosione, si sono affidati all’avvocato Ubaldo Minelli.

I cinque gli indagati che per la Procura di Perugia devono rispondere di omissione dolosa di cautele per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, incendio doloso, omicidio e lesione dolose e violazione della legge sugli stupefacenti con detenzione illecita della cannabis e cessione, in quanto il prodotto non sarebbe da considerarsi come cannabis light.

Il laboratorio è risultato riconducibile a due società, che si occupavano rispettivamente, la prima della “coltivazione di specie, piante aromatiche e farmaceutiche”, la seconda del “commercio all'ingrosso di fiori e piante”. Le società risultano collegate visto il rapporto di parentela e di stretta frequentazione tra i legali rappresentanti e i soci.

Dagli accertamenti sarebbe emerso che l'incendio sarebbe avvenuto a causa della tecnica di abbattimento della percentuale del THC della cannabis "inventata" da uno dei soci della società, privo di qualsiasi competenza tecnica e scientifica cd utilizzato al di fuori di ogni autorizzazione. È risultato che dal mese di marzo del 2021 era stato allestito un vero e proprio laboratorio al primo piano dell'immobile, dove erano state collocate "lavatrici" ad ultrasuoni all'interno delle quali venivano introdotte le infiorescenze di canapa, unitamente ad un solvente altamente infiammabile come il "pentano".

Con il "lavaggio", in particolare, una parte del TH C della cannabis veniva degradato e altra parte assorbita dal solvente, in modo il livello di quest'ultimo risultasse al di sotto dello 0,6% e potesse essere qualificata come light.

Nell'incendio sono morti due dipendenti e altri due, uno dei quali all'epoca minorenne, dopo essere stati ricoverati in terapia intensiva, hanno riportato gravi lesioni, in un caso anche l'amputazione dell'arto inferiore.

Gli approfondimenti tecnici hanno confermato la dinamica del tragico evento, come riconducibile all'incendio alle sostanze infiammabili presenti all'interno dei locali - pari ad almeno otto barili da 200 litri e qualche decina di contenitori da circa 5 litri - tutti contenenti pentano, che liberava vapori negli ambienti di stoccaggio e lavorazione, privi di condizioni di sicurezza.

Il pentano era stoccato al piano terra dell'immobile, in particolare, non rispettava le condizioni previste dalla normativa antincendio e non era stato installato alcuno strumento o macchinario che potesse evitare i rischi nell'utilizzo del solvente durante la fase della lavorazione.

Secondo la Procura la lavorazione era pericolosa perché prevedeva che un solvente infiammabile venisse immesso in lavatrici ad ultrasuoni, che si surriscaldavano rapidamente ingenerando un enorme pericolo di incendio e di esalazione di vapori pericolosi.

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