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Cronaca

Sentinelle in piedi, la Procura apre fascicolo contro attivisti gay

L'associazione Arcigay di Perugia ha spiegato che alcuni attivisti si erano opposti "alla violenza delle Sentinelle" con metodi pacifici e soprattutto senza né offese né violenze. Un bacio finisce nel mirino...

E' stato aperto un fascicolo da parte della magistratura perugina a carico di alcuni attivisti dei diritti omosessuali per aver in maniera presunta infranto le normative in materia di ordine pubblico. Il fatto risale al marzo scorso durante una manifestazione delle "sentinelle in piedi" che si battono contro alcuni articoli della legge sull'omofobia in discussione in parlamento e sono contrari al riconoscimento delle famiglie omosessuali. 

L'associazione Arcigay di Perugia ha spiegato che alcuni attivisti si erano opposti "alla violenza delle Sentinelle" con metodi pacifici e soprattutto senza né offese né violenze. "Nella notifica - spiegano dall'associazione - si legge che i contromanifestanti erano dotati di “ombrelli colorati, accessori d'abbigliamento multicolore e cori". Facciamo notare che nessun tafferuglio ha avuto luogo quel giorno e che nessuno dei nostri iscritti ha tentato di non declinare le proprie generalità agli agenti della Digos che le richiedevano".

"Addirittura alcuni di noi - conclude la note - che evidentemente sono sembrati particolarmente violenti, hanno commesso il gesto folle e rivoluzionario di scambiarsi sulla piazza un lungo bacio. E non si capisce perché non avrebbero dovuto, visto che pochi mesi dopo sarebbero andati all'estero per diventare l'uno il marito dell'altro".

L’associazione Omphalos Arcigay Arcilesbica non ha partecipato alla contromanifestazione ma espresso la sua formale solidarietà "per tutte le persone libere che in virtù della propria libertà e del desiderio di vivere in un Paese migliore si sono trovate, o si sono recate, in quella piazza a significare ad ognuna delle Sentinelle che la loro veglia silenziosa era più violenta di qualunque schiaffo. Per questo, aspettando che la giustizia faccia il suo corso e confidando nel buon senso di chi è chiamato ad applicarla, preferiamo sperare di non doverci mai più trovare nelle condizioni di dover esprimere in futuro la nostra solidarietà per persone che, in difesa della propria dignità e dei propri diritti, si sono trovate a dover chiarire la propria onestà, correttezza e pulizia davanti a un giudice". Altri, speriamo, sapranno farsi un esame di coscienza e magari chiederanno perdono al dio che dicono di amare ma il cui messaggio dimostrano di non conoscere.

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