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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Con Aldo Patriti scompare una figura di straordinario appassionato della lingua perugina. Chirurgo di professione, dialettologo per passione

Amava il perugino, Aldo Patriti, e si è dedicato ad esaltarlo. Tra le sue pubblicazioni più recenti, sono venuto in possesso di un dizionario, procuratomi da Giovanni Alunni, amante della letteratura nella lingua del Grifo

Con Aldo Patriti scompare una figura di straordinario appassionato della lingua perugina. Chirurgo di professione, dialettologo per passione. Aveva scritto una cospicua serie di libri. Ricorda l’attrice Mariella Chiarini: “Ne ho ben dodici, nella mia libreria. Me li fece pervenire in dono attraverso i buoni uffici di una comune amica”. Il pediatra Salvatore Maffei, che gli fu collega, ricorda la straordinaria simpatia umana, l’arguzia, la generosità che caratterizzava l’atteggiamento di Patriti. Nel lavoro come nella vita. L’ortopedico Mauro Burini afferma: “L’ho conosciuto come collega, disponibile e sempre prodigo di consigli pratici. Era uno della vecchia scuola che faceva capo a Ciuffini, e ad altri chirurghi di rango, al Policlinico di Monteluce”.

Amava il perugino, Aldo Patriti, e si è dedicato ad esaltarlo. Tra le sue pubblicazioni più recenti, sono venuto in possesso di un dizionario, procuratomi da Giovanni Alunni, amante della letteratura nella lingua del Grifo. Il dizionario, che supera le 700 pagine, s’intitola: “Guasi ’n vocabolario. Fatto ’n po’ pe’ scherzo e ’n po’ sul serio”. Porta in copertina un’immagine del corso Vannucci con gli storici lampioni a gas. Scrive Patriti in premessa: “Ciò che è più deleterio è il considerare la lingua nostra come dizione distorta dell’italiano, ma non è così. Il perugino è lingua con sue caratteristiche peculiari e antecedenti dell’italiano corrente…”. 

Dunque, una visione fiera della nostra lingua locale di figli d’Euliste, non scimmiottamento della lingua nazionale normata e letterarizzata. Anche se pure il
perugino – e i nostri lettori lo sanno – può ormai contare su un novero di autori grandissimi e prolifici, dall’Ottocento fino ai figli dell’Accademia del Dónca e dell’Officina del Dialetto. Per non parlare dei poeti notari del Trecento, studiati da Franco Mancini e Luigi Maria Reale. L’autore, in questa premessa, passa poi a scusarsi di eventuali imprecisioni, mostrando una modestia e una consapevolezza della difficoltà di normare una lingua locale, la cui grafia è invero complessa e ostica, ma non priva di fascino.

Non ho personalmente conosciuto Aldo Patriti, ma sono certo che quel vocabolario resterà a sua futura memoria. A vantaggio di quanti amano una peruginità persuasa e orgogliosa. Ma non supponente. E con la consapevolezza del dovere della continuità. Scrive infatti Patriti: “Dedico anche questa edizione ai miei nipoti, sperando che sappiano farne buon uso”. Ecco: lasciare un segno, consegnare un testimone. E vi pare poco?

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