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PERUGINERIE Le tante vite, e le tante sedi, della Fiera dei morti, che fu già di Ognissanti

Prima che un sussulto anticlericale la ridenominasse laicamente

La tradizione risale al Medievo.

La nostra Fiera fa capo almeno al XIII secolo ed è la più antica. Era anche la più lunga, giungendo fino a San Martino, ossia all’11 novembre, fra castagne e vino nuovo, spillato dalle botti borbottanti. Fra compra-vendita di buoi cornuti, forza motrice di carri agricoli e aratri.

Precedente ad altre Fiere. L’origine è lontanissima e si radica  nel Medio Evo, precedendo di un secolo la Fiera del Perdono di Assisi.

Le “Riformanze” e gli “Statuti” del Comune di Perugia fanno riferimento alla “fiera di novembre”, tenuta nel popolare borgo di Porta San Pietro, già nella seconda metà del Duecento. Ciò fa presumere che la consuetudine fosse ben più antica.

Dai Santi ai Morti, anche su input dei Benedettini che indicarono il 2 novembre come giornata da dedicare alle preghiere per i cari estinti.

A Perugia si tenevano anche le fiere di S. Ercolano e della Conca.

Un documento a stampa del 1829 usa la stessa definizione e distingue la vendita delle merci ordinarie in città, nel Corso Vannucci e nella via Nova, l’attuale via Mazzini, separandola dalla Fiera del bestiame, da tenersi nello spazio sottostante la Rocca Paolina, futura Piazza d’Armi.

L’espressione “Fiera dei morti” compare per la prima volta in un elenco di fiere e mercati annuali del 1821.

Nell’Ottocento fra giochi e commercio. In occasione della fiera (ricorda nel suo “Diario” Ariodante Fabretti), si svolgeva una grande tombolata in piazza Grande, con primo premio fino a 1000 e 1500 scudi.

Ma non mancavano “operette francesi” un po’ spinte,  il circo e poi il cinematografo. Unitamente alla presenza di quelli che a Perugia chiamiamo “Baracconi”, ossia il Luna Park.

Nel XVIII secolo, per motivi di pubblica igiene, il mercato del bestiame fu trasferito al Frontone. Un po’ discosto dal fitto dell’abitato.

Per le merci, si cambiarono diverse sedi, specie quando l’afflusso di partecipanti aveva finito col saturare il centro storico e la piazza del Mercato (l’attuale Matteotti).

Dopo il 1940 si tentò cambiare il nome, orientandosi verso “Fiera della Vittoria”, in relazione alla data del 4 novembre.

Fino al 1958, la fiera si tenne per le vie del Centro. Successivamente fu trasferita in Borgo XX Giugno.

Nel biennio 1969/70   si svolse al foro boario di Prepo, separandosi dai Baracconi, che restavano in piazzale Europa.

Poi, nel 1971,  furono individuate come sedi via Ripa di Meana e via Bonfigli, prima della sistemazione attuale al Pian di Massiano.

Dal 1975, fino ad oggi, è restata al Pian di Massiano. Dove tuttora vive e prospera.

I perugini sono molto affezionati alla fiera, anche se si sono ridimensionate le motivazioni strettamente commerciali. Ci si va per curiosità… e si torna carichi come muli.

Attenti a malandrini e borseggiatori. Anche questa è una tradizione.  Alla fiera, fin dal Medioevo, erano attivi cantastorie, teatranti, avventurieri, viaggiatori, affabulatori e… borseggiatori. Come accade ancor oggi. Per cui, il miglior consiglio che si può dare ai lettori è quello di tenere gli occhi aperti e le borse chiuse. Tutti gli anni, le denunce presentate rivelano il proseguire della tradizione furtaiola. Uomo avvisato…

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