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ESCLUSIVO Dal successo sul web all'approdo nelle librerie di Correva l'anno di Marco Saioni. Amore, Sangue, Sbornie e talenti. Storie di Perugia e dintorni

Un volume di quasi 300 pagine, con aggiornamenti e tanto materiale fotografico dell'epoca rispetto alla pubblicazione originaria sul,web, incentrato sulla cronaca storia di fatti, processi, cambiamenti e rivolte sociali dei primi del '900

Dal primo articolo di cronaca storica inviato da Marco Saioni alla mia mail di Perugiatoday.it ho capito subito che sarebbe stato un successo di visite - la media è saldamente sopra le 5mila - e che queste storie di umile cronaca politica e costume risalenti ai primi anni del '900 sarebbero servite per capire le radici di tante devianze e paure che alimentano oggi le cronaca dei giorni nostri.

Marco è un giornalista-scrittore di talento cresciuto in un luogo magico e difficile allo stesso tempo: la severissima (in fatto di comunicazione) Soprintendenza per i Beni Archeologici di cui è stato direttore della comunicazione. Con i suoi 70 anni (portati alla grande e con stile), raggiunta la pensione, ha voluto inventarsi una rubrica (Correva l'anno di Marco Saioni) dove raccontare storie di uomini e donne, ma anche di libertà, di emarginati, di corna e sangue. Sempre prendendo spunto da fatti realmente accaduti finiti sui giornali e sulle gazzette antiche dopo magari grandi dibattiti civici e politici o processi in Tribunale super seguiti dal popolo e dai vip dell'epoca. La rubrica è stata così apprezzata e soprattutto così ricca di puntate che un bel giorno mi sono permesso di dire a Marco che bisognava fare un bel volume per lasciarlo a disposizione degli appassionati, dell'Università, dell'Ordine dei Giornalisti e infine delle nostre scuole.

Perchè queste storie assomigliano tantissimo a quelle di oggi.  E Marco ha subito accettato ed è saltato fuori un ottimo editore come Fabbri che ha confezionato un libro bellissimo nell'estetica, con un font di scrittura diverso dal solito e più leggibile, oltre che inserire foto (tante) dell'epoca in bianco e nero perfettamente restaurate. Un386472581_914882883107871_8203454705486341427_n volume di 279 pagine di pregio, con storie uniche, che dovrebbe diventare un testo cult da studiare nelle facoltà umanistiche e in particolare al quotato distretto di antropologia.

Il prezzo? 18 euro (si può acquistare già dai primi di gennaio in tutte le edicole perugine) ma ne vale per amore, unicità e autorevolezza molto di più. Un affare per chi vorrà averlo in casa o in studio, un lascito importantissimo per chi vorrà leggerlo e studiarlo nelle nostre biblioteche. Perugiatoday - dopo 12 anni di vita - è stato sempre devoto ai contributi esterni, alle segnalazioni, agli interventi e dibattiti senza filtri. Un giornale liberale come il nostro vuole far conoscere i fatti e vuole pubblicare le opinioni perchè la missione non è insegnare o selezionare le news ai lettori ma rendere i lettori liberi di farsi una opinione personale, libera e senza condizionamento dei giornalisti e degli editori. Di seguito la Prefazione al libro di Marco Saioni, da leggere assolutamente.

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Storie minime, perlopiù, tratte da spunti di cronache giornalistiche, talvolta sorrette da altre fonti documentali e bibliografiche. Quasi un album di famiglia quello che si rivela attraverso i variegati ragguagli della stampa locale. Un flusso narrativo, qproposto in successione cronologica, compreso in un arco temporale che dal nuovo assetto unitario scorre fino al primo conflitto mondiale. Le vicende narrate e reinterpretate si avvalgono d’ingredienti attinti dalle risorse dell’immaginario. Espedienti utili alle esigenze narrative, volti a guarnire, adottando uno specifico registro linguistico, profilo e ruolo dei vari personaggi che agiscono nel teatro dell’esistenza. Tale sciame di voci, quasi sempre umili, riesce tuttavia a comporre un racconto, più pertinente agli aspetti socio-antropologici che a quelli storici, riferibile a una città marginale e al suo territorio limitrofo. Sono fatti e fattarelli successi nell’ambito di una collettività post unitaria, in particolare quella perugina, ancora intensamente legata alla terra.

A ridosso delle porte cittadine incalzava la campagna e da lì transitavano tutti i prodotti di un’agricoltura strangolata da iniqui patti colonici. A fronte di una risicata fascia abbiente, la grande maggioranza di operai, contadini e artigiani tirava a campare, stipata in case insalubri dal fitto oneroso e prive di servizi igienici. Ci si arrangiava, se il lavoro dava di che vivere, altrimenti si emigrava in America o dove le scarpe e i bastimenti trascinavano gli umili a smaltire la miseria. Gente scaltra e smaliziata, quella perugina, lestissima e creativa nell’esercizio di gabbare il dazio ed esercitare il dileggio, anche spietato, contro i comportamenti ritenuti disdicevoli, quindi oggetto di “scampanate”. Incline anche a ribaltare i banchi del mercato se i prezzi al rialzo somigliavano all’azzardo dei venditori. Pronta all’occorrenza, anche di mano e di lama, non trascurando l’immancabile doppietta. Si feriva e uccideva spesso, più per gelosia e attacchi di follia etilica, magari per liti da gioco, che per rubare. Il furto, peraltro assai diffuso, tendeva unicamente ad assicurare prodotti d’autoconsumo. Tra i più ambiti, il pollame, vino, prosciutti, verdura e frutta di stagione. Eccezionalmente i soldi, anche in virtù della difficoltà di reperimento per i sempliciotti ladri di galline.

Molti i suicidi. Si abbandonava la vita per disperazione, insostenibile indigenza o per amori andati a male. Diffusissimo il ricorso al sublimato, in voga tra le signorine, al cappio o alla pistola, seppure il volo di sola andata dal muraglione trionfasse nelle preferenze. Formidabili bevitori, però. Frequenti a tale proposito le note di cronaca nel riferire di qualcuno rimosso a forza dalla pubblica via poiché franato nel vino o tradotto in carcere fino allo smaltimento dei fumi. Una piaga sociale, l’abuso di alcool, assunto ovunque o all’osteria, dove allignavano personaggi assurti a mito letterario, come Tabarrino o il gobbo Bandiera. Poi gli amori, amorazzi, scappatelle dagli autentici echi boccacceschi, prostituzione diffusa. Storie pepate dagli esiti tragicomici per la delizia e la pietà pelosa dei cronisti. Processi affollati come teatri con tifoserie urlanti erano occasione di svago e materia d’affabulazione.

Una collettività chiusa e diffidente verso tutti gli estranei, tuttavia. In odore di straniero era anche quello di fuori porta. Malcontenti e rimostranze, dunque, per gli ambulanti e i questuanti, specie se “meridionali d’Italia” ma una certa avversione era palpabile anche verso i turisti. C’era anche la città, quella amministrata da Ulisse Rocchi, sindaco spendaccione ma capace di visione e in grado di garantire servizi all’avanguardia per l’epoca. Una città ammirata dai viaggiatori ospiti del Brufani, sebbene mortificata da un servizio ferroviario di cui tutti lamentavano la palese inadeguatezza. Una marcata marginalità, tuttavia, che neanche l’attestata fama sovranazionale di alcuni scienziati poté arginare. Eppure l’Università espresse figure come l’archeologo Vermiglioli, primo titolare in Italia di cattedra in materia, il chirurgo e poeta dialettale Ruggero Torelli, il geniale Luigi Purgotti, tutti ostili alla ribalta, un tratto peculiare di quei perugini, qui ricordati, meticolosi e assidui solo nell’esercitare il proprio ingegno.

 

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