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Martedì, 30 Aprile 2024
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La vetrina festeggia Ercolano, defensor civitatis, con un triplice omaggio. Due dolci e uno… architettonico

La vetrina di Sandri festeggia Ercolano, defensor civitatis, con un triplice omaggio. Due ‘tributi’ dolci e uno… architettonico.

Campeggia in primo piano una ricostruzione in scala del Tempio ottagonale, opera realizzata dal modellista Carlo Raspa e della consorte Graziella Ciribifera, che abbiamo nominato in altro servizio sul Museo del Giocattolo [INVIATO CITTADINO Raccontare Perugia attraverso la ricostruzione in miniatura (perugiatoday.it)]

Ed è questo il contesto in cui si inseriscono armoniosamente il simbolo dell’Università e le “laschine”.

Il disco effigia a fronte il Grifo perugino e la figura di Ercolano. Il simbolo è evidentemente legato alla seconda festa di Ercolano: la prima è quella del 1° Marzo (in ricordo della “sassaiola”) e ne costituisce la facies combattiva. La seconda festa è quella del 7 novembre, ossia Ercolano “dell’Università”, nel cui simbolo si volle rappresentare la figura amatissima da tutti i perugini.

Ercolano due in uno. Nel 1940, l’arcivescovo monsignor Rosa rimise ordine tra le date, stabilendo che il 7 novembre è la festa di S. Ercolano, vescovo e martire, mentre il 1° marzo si ricorda la prima traslazione delle sue reliquie, avvenuta nel 723. Famoso l’affresco di Benedetto Bonfigli nella Cappella dei Priori.

Il terzo elemento della triade in vetrina è la “laschina dolce del Lago”. E qui è necessaria la spiegazione, dato che non si tratta di una tradizione iconografica topica, ma di una tradizione “inventata” (che, come dicono gli antropologi, funziona meglio di quella vera).

Dolcetto uscito dalla mente vulcanica di Carla Schucani, regina pasticcera e discendente del fondatore del marchio Sandri.

La richiesta del monsignore-filosofo e la risposta della pasticcera. Qualche decennio fa, monsignor Elio Bromuri, rettore della chiesa intestata al santo, si adoperò per un rilancio della sua figura. Immagine che, com’è noto, era stata un po’ lasciata in disparte dalla Chiesa che non ne apprezzava l’aspetto guerriero. Tanto che lo stesso Comune di Perugia ha preferito concedere la giornata festiva in occasione della ricorrenza di Costanzo (29 gennaio).

Il sacerdote, direttore de “La Voce” si rivolse a Carla chiedendo una “dolce” collaborazione. La Schucani rispose prontamente inventandosi la laschina dolce, realizzata con pasta di mandorle e ormai entrata nella tradizione dolciaria della Vetusta.

Merito o colpa dell’Inviato Cittadino.

L’innesco inventivo, da me suggerito, fu fornito da una novella di Franco Sacchetti (da “Il trecentonovelle”) dove si racconta che il pittore fiorentino Bonamico, noto burlone, tirò un brutto scherzo ai Perugini.

Costoro gli avevano commissionato l’esecuzione di un affresco che avrebbe dovuto effigiare il santo protettore. L’artista – ricevuto un congruo anticipo – avrebbe svolto il lavoro in gran segreto eseguendo un’immagine nella quale, al posto della collana d’oro, avrebbe dipinto “un santo inghirlandato con molte lasche, delle maggiori che mai uscissino dal lago”. Quindi il “pictor florentinus” sarebbe scappato alla chetichella.

Così, i perugini – meravigliati e gabbati – avrebbero visto Ercolano “incoronato non d’alloro, come poeti, non di diadema, come i santi, non di corona d’oro, come li re, ma d’una corona o ghirlanda di lasche”.

Bonamico se la dette a gambe e si salvò dal linciaggio.

Fu un vero pesce d’aprile, una beffa, uno scherzo imperdonabile. Tanto che il pittore fiorentino, riscosso il malloppo, se la svignò di notte, prevedendo una razione “poco amichevole” da parte dei perugini beffati.

Rifacendosi a questa fonte, Carla dette dunque vita a una nuova forma di dolcetto.

SPIGOLATURA PERSONALE. Non posso dimenticare la premura con cui Carla Schucani, più d’una volta, mi fece assaggiare la laschina dolce (una me la donava per portarla a mia moglie). Gentilezza d’animo, prova di stima e d’amicizia. Il suo braccio destro nella preparazione era la fida Marcella, ancora (se non erro) in servizio presso lo storico laboratorio, nuovo nella forma, tradizionale nella sostanza e nella prosecuzione di una tradizione che sarebbe colpevole interrompere.

La vetrina di Sandri celebra sant'Ercolano

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