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Centro Parrocchiale Shalom, in Via Quieta. Nuove figure oranti... e una favoletta natalizia edificante

Centro Parrocchiale Shalom, in Via Quieta. Nuove etniche figure oranti di Adriano Massettini. All’insegna della ricchezza d’animo, dell’impermanenza e della spiritualità.

Un nuovo dono di arte e devozione dal più famoso street artist perugino. Perché “two is better tha one”. Ed è stata così effettuata una seconda scultura, sempre alla base di un albero tagliato. Infatti ne era già stata realizzata una e fummo i soli a darne notizia [INVIATO CITTADINO La chiesa parrocchiale di Santo Spirito impreziosita da una figura orante, archetipo iunghiano, di Adriano Massettini (perugiatoday.it)].

Il generoso Adriano – come promesso – fa il bis, col pieno consenso del parroco, don Saulo Scarabattoli. Nobile figura di religioso perugino, persuaso estimatore dell’arte di Massettini.

Così è stata realizzata una seconda figura animica orante, sorta dal cartone e dall’argilla.

Sembra invitare il passante ad imitarne l’atto della preghiera.

Dice lo sculptor optimus Adriano: “In questo momento critico, emerge più che mai il bisogno di pace, solidarietà e umanità”.

E aggiunge: “È così che ho scelto di augurare il Buon Natale al mondo. Da parte di tutti i perugini e delle persone di buona volontà”.

Precisa che La favola di Natale si accontenta di materiali poveri. Perché quello che conta il senso del messaggio.

E propone una sua favoletta edificante. E vera.

Dice: “C’erano una volta il cartone, l’incarto delle uova e l’argilla. Erano tristi, perché destinati alla discarica o al riciclo. Possibile che il nostro destino non sia altro che quello di rimanere così inerti e inutili? Finché, un bel giorno, a un tizio [lo stesso Adriano, ndr] venne l’idea di combinarli insieme per plasmarli in delle forme, per decorare muri, viali e giardini della città. Che bello, dissero. Ora potremo abitare in delle forme, verticalizzarci dal suolo, suscitare curiosità o reazioni nei passanti, recare messaggi. È vero: non siamo nobili come il bronzo o il marmo, siamo effimeri, ma in fondo è anche questo il nostro messaggio di base: l’impermanenza, la vacuità e caducità delle forme in sintonia con la natura transitoria ed effimera della bellezza. Così da quel giorno abitarono, in varie forme, in luoghi pubblici, coesistendo pacificamente e allietando i passanti. E non furono più tristi, ma ebbero una nuova vita e incontrarono la persuasa ammirazione di tante belle persone”.

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