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Lunedì, 29 Aprile 2024
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LETTI PER VOI Sapevate che Dante fu anche pittore? Lo sostiene, in un raffinatissimo saggio, Umberto Palumbo

L’opera è intitolata “Il pennello di Dante. Dante sapeva dipingere?”

Lui stesso scrittore e pictor optimus, oltre che avvocato e magister iuris, conclude di sì, con affermazione sicura e ampiamente documentata.

Copista di rango e dotato di finissimo sapere letterario, stavolta Palumbo ha superato se  stesso.

Inoltrandosi tra i meandri di una tesi che propone un ruolo dantesco inedito.

A sostegno delle proprie argomentazioni, Umberto offre passi de La vita Nova e soprattutto della Commedia che Giovanni Boccaccio non esitò a definire “divina”.

Dunque Padre Dante, nel descrivere L’Altro Mondo materiale e spirituale, si sarebbe avvalso di conoscenze e competenze che attengono all’arte pittorica.

Il bello è che Palumbo, per vivacizzare il racconto, coinvolge anche quel toscanaccio di Benigni col quale scambia battute esilaranti.

Nell’avviso al lettore, Palumbo afferma di aver  le prove del suo assunto (come se ci trovassimo in un’aula di tribunale) e le squaderna con acribia.

Cominciando col sostenere che la Commedia è scritta e narrata in forma “pittorica”, con perizia di “dipintore” sia per quanto attiene alla composizione, sia per la conoscenza di colori e campiture. Insomma: un conoscitore profondissimo di lessico, termini specifici, tecniche e procedure.

Oltre alle citazioni, puntuali e rigorose, non mancano aneddoti come quello dell’amicizia con Giotto.

Riferendo la battuta: “Angiolotto, mi domando stupito perché voi, che non avete uguali nell’arte di dipingere, facciate tante belle le figure degli altri e così brutte le vostre” [il riferimento era all’aspetto bruttarello dei figli di Giotto].

Al che, il pittore avrebbe risposto: “Messer Dante, è perché dipingo di giorno e procreo la notte!”.

Questo ed altri aneddoti, figurano nelle 225 pagine del libro [Diogene multimedia,  20 euro] insieme a ben 50 citazioni argute e pertinenti: 20 dal Purgatorio, 18 dal Paradiso, 12 dall’Inferno.

Concludendo: “Tutto quello che ho scritto su Dante pittore non l’ho sentito dire, ma l’ho appreso dai libri e dall’arte del dipingere. Se ciò sia vero però solo Dante lo sa”.

Epilogo più bello non si poteva trovare.

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