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Domenica, 28 Aprile 2024
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LETTI PER VOI “Rina Rinella”, Quando l’immaginario parte dal reale

Sugli scaffali una favola di Mirko Revoyera che prende spunto dalla biografia di Rina Gatti

Un modo, artisticamente persuaso, di celebrare il centenario della scrittrice torgianese.

A dimostrazione del fatto che la letteratura è vita, non elucubrazione. Ma, caso mai, parte dal cuore e si traduce in parole che, come scrisse Francesco de Sanctis, sono “il bambino della mente”.

E i bambini, com’è logico, c’entrano parecchio. Sempre, nelle storie di Mirko. Come pure gli adulti.

La snella plaquette è sottotitolata Vita e avventure di una contadinella, nella cui infantile identità non è difficile riconoscere la protagonista di Stanze Vuote, intercettando l’ambientazione storico-antropologica del mondo della Rina.

Favola educativa illustrata, in sinergia grafico-narrativa e consonanza d’affetti, da Giulia Orsetti, un talento naturale, ma anche lattato alla Scuola Romana di Fumetti.

Si può realizzare una fabula valendosi dei racconti della scrittrice contadina? [di cui è prossima l’uscita dell’opera omnia per i tipi di Aguaplano]. Certo che sì.

Lo riferisce, condividendo l’assunto, in una gradevole nota introduttiva, Giovanni Paoletti, scrittore e poeta in proprio, ma anche fiero promoter del nome, della memoria e della pagina della mamma Rina. Affermando che “se è vero che contastorie si nasce” (parla di Mirko)… si può altrettanto dire che Rina “narratrice ci nacque”. Anche perché di storia e storie da narrare ne aveva parecchie.

E Mirko Revoyera, attore, scrittore, performer, si conferma abile raccontatore, cercando di trasferire sulla pagina scritta l’esito di una sua affabulazione. Immaginata, realizzata?

Una storia che, a nostro avviso, si stratifica e si costruisce in progress, come era solito fare il papà dell’alfabeto della fiaba, Gianni Rodari. Quando, in visita alle classi, faceva tesoro dei commenti e dei suggerimenti dei bambini, dalla mente ferace e dal cuore generoso (era solito dire che gli scolari accettavano e proponevano solo ‘lieto fine’ e punizione dei cattivi).

Mirko, che si occupa da sempre di narrativa popolare e favolistica, trova pane per i suoi denti, e contenuto per la sua scrittura, nel raccontare quello che si propone (consapevolmente!) come Bildungsroman, ossia come racconto di formazione.

Naturalmente, da esperto conoscitore della Morfologia della fiaba e delle funzioni di Vladimir Propp (che influenzò Lévi-Strauss e Roland Barthes), Mirko non ha difficoltà nell’inserire gli archetipi del donatore, dell’amuleto e quant’altro.

Ma il tutto in modo divertente e personale.

Col valore aggiunto di inserti dialogici in dialetto torgianese, coi panni risciacquati nel Tevere prima di salire al capoluogo.

Un prodotto, questo Rina, Rinella, che merita un’attenta (ri)lettura. Anche perché, come recita l’epilogo, può essere un modo per vivere “amici e contenti”. Sebbene bagnati, ma scaldati dal focolare acceso e dal calore della concordia. Merce rara, rarissima. Oggi più che mai.

PS. Credo che la storia, recitata dall’autore, sarebbe meritevole di una registrazione cui rimandare col qr. Ve lo dico chiaro, Mirko (autore), Gianluca Bertoni (editore): fateci una pensatina!

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