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Martedì, 30 Aprile 2024
Politica Centro Storico / Corso Pietro Vannucci

Contro il minimetrò: "Perugia paga per un'opera inutile. Romizi deve seppellirlo"

Lettera aperta al sindaco dell'ex consigliere comunale Corrado: "La nuova giunta posi subito una pietra tombale sull'opera. E' dannosa e costosa"

Contro il minimetrò e indirizzata al sindaco di Perugia, Andrea Romizi. L’ex consigliere comunale Giorgio Corrado prende carta e penna e scrive una lettera al vetriolo, nella speranza che l’attuale giunta depositi “una pietra tombale” sulle carrozze rosse.

“Signor Sindaco, vediamo, con l’apprensione del contribuente, che il Comune di Perugia è alle prese con il bilancio di previsione e sta facendo veri salti mortali per far quadrare i conti; tra le tante spese ereditate dalla passata Amministrazione, v’è anche quella relativa al servizio offerto dalla Minimetrò spa, di cui è consocio di maggioranza, per una spesa pari a oltre 10 milioni di euro l’anno; con la situazione economica generale difficile, se non drammatica e annunciandosi minori trasferimenti di risorse dallo Stato e dalla Regione, nonché nuovi tagli di spesa, credo sia particolarmente urgente porsi qualche domanda critica su questa inutile e costosa opera di pubblico trasporto, poco amata, a ragione, dai perugini”.

La lettera prosegue così: “Il Minimetrò continua a girare a vuoto, trasportando un numero di passeggeri estremamente esiguo, meno del 50 % di quanto progettato, rendendo così questo mezzo sempre più dannoso per il bilancio comunale, costretto a sopportare una spesa di non poco conto, per onorare il relativo contratto di servizio”.

E ancora: “La Società Minimetrò, in teoria società mista pubblico privata, sta però tranquilla e continua a pagare profumatamente i suoi tecnici ed amministratori, non tanto con i pochi biglietti venduti, ma con le tasse dei contribuenti perugini. Il minimetrò è un sistema di trasporto puntiforme e unidirezionale, concepito come una funivia per il trasporto degli sciatori, non a caso è stata coinvolta una specializzata società di trazione a fune di Vipiteno (BZ);  presuppone un concentramento di persone in un sol punto alla partenza, per giungere in cima, all’arrivo, in assenza poi di mezzi alternativi; è dunque totalmente inadatto per le città, caratterizzate da una mobilità pluridirezionale, peggio ancora per Perugia, che si estende su un territorio molto vasto e con 52 frazioni; e ciò indipendentemente dal fatto  che si  colleghi Pian di Massiano all’acropoli, o che si arrivi all’Ospedale Sivestrini, come qualche bontempone suggerisce, come panacea”.

Di più: “La ragione è semplice e presto detta: i perugini che vivono in centro, meno di 10.000 persone, la mattina, quando vanno al lavoro o a scuola, dovendo prendere le più diverse direzioni e non dovendo necessariamente tutti raggiungere Pian di Massiano, usano in gran parte la macchina; così egualmente fanno le migliaia di cittadini che, giornalmente, raggiungono il Silvestrini, provenendo però non da un unico punto di partenza, ma dalle diverse frazioni e quartieri di Perugia, nonché dalla Provincia tutta: non c’è infatti, per la maggior parte delle persone, un comune unico punto di partenza, fosse Pian di Massiano o Ponte San Giovanni. Per questo manca la massa critica di utenza tale da dare un minimo di economicità a questo ibrido sistema di trasporto, che poi ha anche un altro limite tecnico, non potendosi allungare, senza rottura di carico, ovvero senza effettuare cambi di mezzo, oltre i tre chilometri di lunghezza”.

La controprova? “Si ha in occasione di alcuni grandi eventi, quando a Perugia arrivano migliaia di visitatori e il Minimetrò funziona a pieno regime.  Ma non devono poi essere neppure tanti contemporaneamente, perché la capacità massima di trasporto è di tremila passeggeri/ora. Dunque una teorica, ma anche possibile soluzione al problema dovrebbe essere una forte politica turistica, che però, anche volendola metterla in atto, non si concretizza in poco tempo. Sono anni che tratto l’argomento, evidenziando quanto quest’opera trasportistica sia stata dannosa e continui ad esserlo per il bilancio comunale e dunque per i Perugini che pagano le tasse. La logica politica è stata però molto diversa e non ha tenuto in alcun conto l’economicità del servizio: l’investimento iniziale è stato fatto essenzialmente dallo Stato; la società di gestione che sarebbe dovuta essere mista, di fatto è per oltre il 90% pubblica (Comune ed ex APM, oggi Umbria mobilità), così chi realmente paga gli elevati costi di gestione, circa 25.000 euro al giorno, è, come sempre, pantalone”.

Conclusione: “Sarebbe auspicabile che la nuova Giunta Romizi, vergine da colpe passate, metta una pietra tombale su questa vergognosa spesa inutile .… almeno fino a tempi migliori; nel frattempo sarebbero veramente in pochi a rimpiangere il brucomela dei baracconi”.

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