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Satanismo, si riaccendono i riflettori sulla denuncia di una folignate: "Fui venduta ad una setta"

Una ragazza aveva denunciato alla Magistratura i presunti soprusi subiti, orrori e i riti di una setta a cui il padre, a suo dire, l'aveva introdotta quando era ancora una bambina. Il caso è stata archiviata dalla Magistratura perugina. Ma la donna insiste e aggiunge particolari

Un viaggio all’interno del satanismo tra sangue e vite spazzate. Un viaggio che ha solo trovato posto in uno spazio ben preciso dell’opinione pubblica, ma non sulle aule di giustizia. Poche pagine, quelle che bastano, sono dedicata alla storia della giovane ragazza folignate che denunciò l’esistenza di una setta nella città della Quintana. Un urlo straziante che riporta alla mente quello che accadde agli inizi del 2000.

I verbali, riportati con fedele accuratezza, sono stati snocciolati nella rivista “Delitti & Misteri”, presentata, mercoledì 11 settembre a Giano dell’Umbria. Una serie di orrori che rimane difficile raccontare. È il padre della bambina, ormai divenuta adulta, ad essere protagonista della vicenda, insieme ad altri strani personaggi. È proprio lui infatti che nella denuncia avrebbe trascinato la figlia sul palcoscenico di un teatro degli orrori che non trova pietà.   

Le violenze sessuali, i riti e gli omicidi fanno da sceneggiatura. I boschi, le case abbandonate e le chiese sconsacrate sono invece la scenografia di questo dramma noir. Si narra di vite spazzate e di bambini massacrati mai ritrovati. “Quando lo caricarono nel furgone si rivolse a me (il padre, ndr.) e mi disse: ‘Dai monta che mò andamo a fa na festa’. Il ragazzo fu portato nel bosco dove c’era un altare e una croce sopra la quale fu adagiato. Tutti a questo punto iniziarono a colpirlo con il coltello rituale infierendo e mutilandolo nelle parti genitali”. Questa solo una delle parti presenti.

Ma non finisce qui perché la ragazza parla anche di un giro di pedofilia. “In un’altra occasione mi fece incontrare con un suo amico, mi disse di fare vedere a R. (questa l’iniziale del nome) quanto ero brava a fare certi giochi, (…) mi allargò le gambe e tirandomi a lui mi penetrò”. E poi i riti con le offerte a Satana e la consacrazione della sua anima al demonio.

Ripercorrere quei luoghi e quei momenti non è stato facile per Marisa (nome di fantasia per proteggere la vittima), ma tutto si è concluso con un nulla di fatto che non ha trovato risposta, nonostante lei continui a chiedere giustizia. A distanza di anni la sua vicenda fa ancora parlare. Ma c'è una decisione della magistratura che ha archiviato il caso.

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