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L'INCONTRO Alessandro Baricco, a Villa Valvitiano, ci aiuta a "Pensare il futuro", ospite di Ilaria Borletti Buitoni

Un’occasione preziosa per ascoltare il pensiero divergente e puntuto di uno scrittore “profetico”, concentrato sul presente per proporre visioni di futuro

2 Ilaria Borletti Buitoni introduce l'ospite-2Alessandro Baricco, a Villa Valvitiano, ci aiuta a “Pensare il futuro”, ospite di Ilaria Borletti Buitoni. Iniziativa di rango, a cura di Gabriella Mecucci, in collaborazione con Passaggi Magazine di Ruggero Ranieri. Un’occasione preziosa per ascoltare il pensiero divergente e puntuto di uno scrittore “profetico”, concentrato sul presente per proporre visioni di futuro. Introduce brevemente Borletti Buitoni, accreditando l’ospite come intellettuale dotato di una straordinaria capacità di leggere, in modo sorprendentemente originale, il tempo che si vive. Anche in relazione alla rivoluzione digitale che produce smarrimento e revisione dei parametri, come già avvenuto nella sua opera “The game”. In cui si avanzava l’ipotesi che ciò cui assistiamo non sia solo una rivoluzione tecnologica fatta di nuovi oggetti, ma il risultato di un’insurrezione mentale, per rendere impossibile la ripetizione di tragedie come quelle del Novecento. Baricco prende spunto dalla domanda di Gabriella Mecucci che gli ricorda una amarissima dichiarazione sulla dad (“la cosa peggiore che siamo riusciti a produrre”). Perché la dad è andata così male? Perché proponeva l’utilizzo di nuovi strumenti, trasferendovi modalità e rapporti usurati dal tempo e utilizzabili solo in presenza. “Mossa fallimentare”… e analisi ineccepibile. Perché non ha senso proporre contenuti stantii in forme nuove. E qui butta lì l’educazione fisica fatta in dad, non sul movimento, ma sullo studio dell’anatomia. Lasciando poi stare le ore davanti allo schermo e tante altre assurde amenità. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.

4 Gloria Campaner introduce il concerto-2Ed ecco poi Baricco venire al punto e proporre un ragionamento sulla Pandemia come casus belli per un ripensamento sul nostro modo di stare al mondo e sulle inevitabili svolte che si prospettano sul piano sociale e culturale. Pandemia quasi “cercata”, perché era giunto il momento del cambiamento e occorreva ben un “pretesto”, sebbene di straordinaria drammaticità. Drammaticamente ingiusto, perché se l’è presa coi più deboli. Parte dal mito greco e dal concetto di intelligenza. Che non è solo “intelligere”, ma valersi di quel complesso di abilità, competenze, astuzie, valori che discendono dalla tradizione dei padri, in coerenza con la storia della civiltà. Ed è questa la personificazione di Odisseo, ingegnoso e “paziente”. Dall’altra parte della metafora c’è Palamede, prototipo di saggezza, dell’intelligenza che misura le cose, incolpevole vittima dell’astuto Odisseo che lo accusa di tradimento e avidità. Finora è quella dell’inganno l’intelligenza che ha prevalso.

3 Gabriella Mecucci intervista Alessandro Baricco-3Quanto oggi accade è, appunto, lo scontro di due “intelligenze” diverse e una scelta s’impone. Poi Baricco fa esempi tratti dalla storia europea dal Settecento all’Ottocento, dal contrasto fra Illuminismo e Romanticismo, fino alla scienza del Novecento, capace di partorire guerre e generare armi che portano all’autodistruzione. Che con la rivoluzione digitale si tenda a far prevalere Palamede? Certo è che occorre trovare una via d’uscita. Perché “l’unica terra dove edificare il mondo nuovo è quella su cui rovina il mondo vecchio: così ogni utopia cresce sulle macerie di un passato, ogni speranza inizia con una rinuncia, ogni vita è il frutto di un lutto”.

Argomentazioni sostenute nel suo ultimo libriccino, “Quel che stavamo cercando”, uscito da Feltrinelli (costo di soli 4 euro), contenente 33 frammenti di pensiero. Si legge in un’ora, si medita in qualche giorno. Bello, scritto bene, seduttivo. A chiudere l’incontro, il concerto della pianista veneziana Gloria Campaner, brava, bella, semplicemente geniale, che regala i 24 preludi op. 28 di Chopin. Dopo aver detto: “Figuratevi di stare al finestrino di un treno e di vedervi passare davanti agli occhi 24 paesaggi”. Sonori, in questo
caso. E di forte suggestione.

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