Da ex maestra a poetessa del Grifo: ecco il suo ultimo successo tutto perugino
Maria è stata tra le colonne dell’Associazione di cultura popolare “Il Bartoccio”, di cui fu cofondatore il marito Bruno Orsini, memorabile figura di educatore
Sugli scaffali la poetessa perugina Maria Lorvich col suo ultimo libro “L’omo. Stó singolare mammifero umano”, uscito per i tipi di Guerra. Si tratta della continuazione ideale di “N po’ de storia arcontata da me” uscito nel 2016. Maria, perugina di Pòr San Pietro, ex insegnante elementare, non è nuova alla scrittura nella lingua del Grifo. Dopo “La guerra allegra” del 2007, in lingua, si è sempre cimentata col dialetto d’Euliste. Tra l’altro, è stata tra le colonne dell’Associazione di cultura popolare “Il Bartoccio”, di cui fu cofondatore il marito Bruno Orsini, memorabile figura di educatore.
A Maria si deve il formidabile “Mosè, vien su che t’ho da dì ’n soché”, versione dialettale della Bibbia che tanto successo ha riscosso negli spettacoli dell’Accademia del Dónca.Rivisitazione che tornò in “Adè ridemo. La Divina Commedia: gnente divina, tutta commedia” (2014). Ma anche in “Antiche favole armodernate” del 2015.
Dopo l’Età antica, quella moderna e il Medio Evo, le Crociate, la caccia alle streghe, l’Inquisizione e tanto altro, stavolta siamo alla contemporaneità: “Ce furon presidenti, dittatori / scatenaron guerre, rivoluzioni / lotte civili, sommosse, terrori / torture, morti, persecuzioni. / Ma io de questi n ve vojo arcontà, / loro honno ’nflitto dolori e gran pene. / Io ’nvece, diqui, ve vojo parlà / der quelli ch’hon fatto ta tutti del bene”.
Insomma, si parla di galantuomini: medici ricercatori, inventori, artisti, musicisti, scrittori, insegnanti, vigili del fuoco, navigatori, esploratori. E poi i “nuovi angeli”: don Ciotti che lotta contro la mafia, Gino Strada che fonda Emergency, “Medici senza Frontiere”, chi assiste i terremotati e soccorre i diseredati.
Quindi i Santi: Francesco, Chiara, Rita, Antonio (quello da Padova e l’abate col maialino), Gennaro, Martino, Teresa da Calcutta. Per chiudere, la sezione “Adè ridemo” con scenette tipo questa della “Sonata al Conservatorio”: “Al Conservator de musica so gito / e ’n quarto d’ora dilì ho sonato” / - Ah sì, bene! E dopo, com’è finito? / - Nissuno ha risposto e me ne so andato”.