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La Divina Commedia esplorata dalla Decima Musa. Melelli, alla Stranieri, racconta Dante partendo da Doré

Fu Gustave Dorè, mastro incisore, a illustrare il Divino Poema con immagini assunte a prototipo figurativo

La Divina Commedia esplorata dalla Decima Musa. Melelli racconta Dante partendo da Doré. Fu Gustave Dorè, mastro incisore, a illustrare il Divino Poema con immagini assunte a prototipo figurativo. Da questa influenza discende il film  “L’Inferno”, realizzato nel 1911 e considerato il primo lungometraggio nella storia del cinema italiano, con effetti speciali ottenuti mediante esposizione multipla della pellicola.

Poi il grande Andrej Tarkovski che con “Stalker” (1979) ha firmato un personale adattamento d’autore, in un viaggio nell’Aldilà di due vivi, accompagnati da un singolare Virgilio: appunto lo Stalker del titolo. 

La Rai torna in tema nel 1965 con “Vita Di Dante” di Vittorio Cottafavi, un interessante ibrido tra fiction e docufilm. Protagonista, nel ruolo del sommo poeta, Giorgio Albertazzi, che recita con una tecnica di sicuro effetto. 

Nel ruolo di Beatrice, la giovanissima Loretta Goggi, non ancora raggiunta dal successo popolare. Anche il cinema sperimentale, d’artista e d’avanguardia, ha tratto ispirazione dal poeta fiorentino: tra gli altri, il pittore-cineasta Stan Brakhage, la cui pittura astratta permea “The Dante Quartet” (1987), un cortometraggio di appena sei minuti, che ha comportato un lavoro di ben sei anni, con azioni dirette in pellicola.

Tra Video-arte e divulgazione letterario-scientifica si colloca invece “A Tv Dante” (1990) di Peter Greenaway e Tom Phillips, un programma televisivo della britannica Channel Four. I primi otto canti dell’Inferno vengono messi in scena con attori e immagini di repertorio, accompagnati dalle “glosse” di dantisti, storici, biologi, linguisti, che contestualizzano per il pubblico inglese le vicende narrate.

A chiudere, un richiamo (regia di Pupi Avati) a un prossimo film su Dante, proposto attraverso il racconto di Giovanni Boccaccio, personaggio interpretato da Sergio Castellitto.

Lo stesso Pupi Avati ha già egregiamente raccontato il Medioevo in due film, “Magnificat” e “I cavalieri che fecero l’impresa”, confermando una robusta dose di cultura letteraria, coniugata con solido mestiere di film maker.

Il link, per rivedere la conferenza di Melelli, all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=KXaul_DuDsQ.

Fa piacere constatare come la Stranieri, con iniziative di rango, si richiami alla tradizionale mission di alta formazione, in coerenza con le finalità che le hanno storicamente conferito prestigio e credibilità.

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