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INVIATO CITTADINO E al Frontone la gente applaude… come quando arrivavano i nostri

Sembrano tornati i tempi del Santa Cecilia. Un pubblico numeroso e interessato frequenta l’arena cinematografica dei fratelli Mauro e Mirco Gatti, figli d’arte e veri esperti della decima arte

E al Frontone la gente applaude… come quando arrivavano “i nostri”. Le serate fresche e una programmazione di qualità attirano tanti perugini che, non potendo o non volendo spandersi per mari e monti, si prendono una vacanza davanti al grande schermo.

Un pubblico numeroso e interessato frequenta l’arena cinematografica dei fratelli Mauro e Mirco Gatti, figli d’arte e veri esperti della decima arte. Tanto che – quest’anno più che mai – hanno selezionato dei film di sicuro interesse: alcuni sfuggiti al pubblico e altri non distribuiti, causa pandemia. Ma un recupero è sempre possibile, e auspicabile, se – come in questo caso – è suscettibile di coniugare in modo egregio divertimento e cultura.

Ieri sera, alla proiezione di un bellissimo film “Resistance. La voce del silenzio”, c’era il pubblico delle grandi occasioni. La pellicola racconta la biografia del mimo Marcel Marceau che, insieme a un gruppo di boy scout ebrei, si adoperò per salvare la vita a diecimila orfani ebrei, inseguiti e perseguitati dai nazisti. Una narrazione storica emozionante, capace di toccare le corde della ragione e quelle del sentimento.

Sta di fatto che al Frontone è accaduto un fatto con carattere di eccezionalità. Alla fine del film, con la salvezza di gran parte di quei ragazzi e bambini, quando le scritte riferivano la sorte dello stesso Marceau e degli aguzzini processati a Norimberga, è partito un applauso di consenso. A chi? Al regista, agli attori, al trionfo del bene sulla malvagità. Cose che non succedono più e che evocano ricordi d’antan. Uno in particolare. Quando l’attuale auditorium di Santa Cecilia era anche “cinemino dei preti”, esisteva il “martedì dei ragazzi”. A sole sessanta lire d’ingresso, si proiettavano film per ragazzi, d’avventura specialmente, con molti western. Quando, dopo le torture e le insidie dei “musi rossi” (i pellirossa d’America) arrivavano i Nostri, ossia il battaglione delle giubbe blu, che faceva strage dei dipinti e piumati “selvaggi”, scattava l’applauso dei ragazzi che affollavano il locale. Era un momento liberatorio condiviso, dopo la preoccupazione per la sorte degli “eroi bianchi”. Ci formavamo una mentalità chiaramente razzista, anche se non ne eravamo consapevoli. Sarebbe poi venuto “Soldato blu” a rivoluzionare questa visione dei rossi cattivi e dei bianchi buoni. Ma allora stavamo tutti dalla parte degli americani e godevamo del loro trionfo.

Ecco: ieri sera, al Frontone, è accaduto qualcosa di simile. Ma stavolta tutti tifavano per la parte giusta.

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